mercoledì 30 marzo 2011

2 APRILE CONTRO LA GUERRA A MILANO

APPELLO COORDINAMENTO 2 APRILE

Le persone, le organizzazioni e le associazioni che in questi giorni hanno sentito la necessità,
attraverso appelli, prese di posizioni e promozione di iniziative, di levare la propria voce

• CONTRO LA GUERRA E LA CULTURA DELLA GUERRA

• PER SOSTENERE LE RIVOLUZIONI E LE LOTTE PER LA LIBERTÀ E LA DEMOCRAZIA DEI POPOLI MEDITERRANEI E DEI PAESI ARABI

• PER L'ACCOGLIENZA E LA PROTEZIONE DEI PROFUGHI E DEI MIGRANTI

• CONTRO LE DITTATURE, I REGIMI, LE OCCUPAZIONI MILITARI, LE REPRESSIONI IN CORSO,

• PER IL DISARMO, UN'ECONOMIA ED UNA SOCIETÀ GIUSTA E SOSTENIBILE

CHIEDONO

LO STOP AI BOMBARDAMENTI E IL CESSATE IL FUOCO IN LIBIA
per fermare la guerra, la repressione
ed aprire la strada a una soluzione politica coerentemente democratica.


IL 2 APRILE 2011 SARÀ UNA GRANDE GIORNATA DI MOBILITAZIONE E PARTECIPAZIONE ATTIVA A ROMA
a MILANO in Piazza Fontana dalle 16.00 alle 19.00 con Parole Musica ed interventi contro la guerra
e IN TANTE PIAZZE D'ITALIA.
A partire da quella data ci impegniamo a dar vita ad un percorso diffuso sul territorio
di mobilitazioni, iniziative, informazione, assemblee, incontri e solidarietà con i movimenti dei paesi arabi.

martedì 29 marzo 2011

DIFFIDA CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA

Milano, 28 marzo 2011  -  “Diffidiamo i Presidenti delle Province della Lombardia ad avviare la privatizzazione dell’acqua!”. E’ questa l’azione intrapresa in queste ore dal Coordinamento Regionale Lombardo Acqua Pubblica che, attraverso i Comitati territoriali, ha intimato alle Amministrazioni Provinciali della Lombardia di sospendere l’applicazione della legge regionale sui servizi idrici, almeno fino allo svolgimento dei Referendum nazionali contro la privatizzazione dell’acqua.  Infatti la legge regionale, approvata lo scorso 22 dicembre dal Consiglio Regionale lombardo, prevede l’applicazione del decreto Ronchi (che obbliga i Comuni a mettere a gara la gestione dei servizi idrici e pertanto a privatizzarli), contro cui è stato indetto il Referendum abrogativo, che verrà votato in tutta Italia il 12 e 13 giugno (www.referendumacqua.it ). Quello che i Comitati acqua vogliono evitare è che in Lombardia (unica regione d’Italia ad aver approvato una legge che recepisce il decreto Ronchi!) si decida di svendere la gestione degli acquedotti pubblici, ancor prima che i cittadini si esprimano col voto dei Referendum.
I Comitati acqua diffidano inoltre i Presidenti delle Province ad avviare le procedure per la costituzione degli Uffici d’ambito, ovvero i nuovi organismi provinciali in materia di servizi idrici, formati solamente da un Consiglio di Amministrazione. Gli Uffici d’ambito sostituirebbero le esistenti Autorità d’ambito (A.ATO), formate invece dai sindaci di tutti i comuni del territorio provinciale. Il rischio, in questo caso, è che le competenze e le decisioni in materia di servizi idrici (investimenti da realizzare, tariffe, modalità di affidamento delle gestioni, ecc) vengano passate tout court dai sindaci alle province, espropriando di fatto i comuni dalla possibilità di decidere sui destini di un bene primario qual è l’acqua. La richiesta di soprassedere alla costituzione degli Uffici d’ambito discende anche dal D.P.C.M. (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri), pubblicato in data odierna, che proroga la soppressione delle A.ATO fino al 31 dicembre 2011.
Si ricorda inoltre che la norma regionale sull’acqua è stata stoppata anche dal Governo; infatti lo scorso 23 febbraio il Consiglio dei Ministri ha annunciato l’impugnazione per incostituzionalità di una parte della legge lombarda, che dovrà pertanto ritornare in Consiglio Regionale per essere modificata.
Alla luce di quanto sopra, i Comitati lombardi chiedono di congelare ogni decisione sui destini dell’acqua, almeno fino allo svolgimento dei Referendum
La campagna referendaria è stata avviata sabato 26 marzo con la partecipatissima Manifestazione nazionale, che ha visto 300 mila persone sfilare per le vie di Roma a difesa dell’acqua pubblica. I Comitati per l’acqua invitano pertanto tutti i cittadini ad andare a votare il 12 e 13 giugno per i 2 Referendum sull’acqua, allo scopo di sottrarre i servizi idrici dalle mani del mercato e della speculazione finanziaria.
Coordinamento Regionale Lombardo Acqua Pubblica

LA 'NDRANGHETA SI RIUNISCE DENTRO GLI OSPEDALI

La ‘ndrangheta si riunisce dentro gli ospedali, Pdl e Lega rinviano mozione sulla revoca di Pezzano

Mentre il giudice Gennari, nell'ordinanza di custodia cautelare relativa ai 35 arresti di ieri, rileva come l'ospedale Galeazzi "sia ridotto a luogo di incontro riservato al servizio della ‘ndrangheta" e come "la conclamata penetrazione della sanità lombarda accada nella sostanziale indifferenza dei vertici amministrativi e politici", puntualmente Pdl e Lega in Consiglio regionale hanno deciso di rinviare la prevista discussione sulla mozione presentata dalle opposizioni con la richiesta di revoca per Pietrogino Pezzano dalla guida dell'Asl Milano 1.

A luglio, gli inquirenti definirono di "reciproca disponibilità" le relazioni intrattenute con la locale di Desio dall'allora direttore dell'Asl di Monza e Brianza, addirittura promosso dal centrodestra nell'ultima tornata di nomine ai vertici sanitari.

Pensiamo che, indipendentemente e ben prima degli accertamenti giudiziari da parte della magistratura, che dovranno naturalmente fare il proprio corso, la politica non possa sottrarsi al compito di esprimere giudizi di opportunità e valore.

Non è accettabile che, nemmeno di fronte a un'operazione che squarcia ulteriormente il velo sulla pervasività della presenza mafiosa a Milano e in Lombardia, con infiltrazioni così pesanti nella sfera dell'amministrazione pubblica, i vertici politici ai vari livelli non assumano alcuna iniziativa concreta.

Formigoni dichiara che "Regione Lombardia combatte da tempo le organizzazioni criminali, applicando a se stessa e a quelli con cui è in rapporto tutte le leggi". Ma con quale coraggio lo sostiene, se il Consiglio neanche affronta le questioni riguardanti figure di nomina regionale o addirittura suoi esponenti?

La mafia non si combatte con le parole. E' ora che Pdl e Lega si assumano tutte le proprie responsabilità politiche. E per l'ennesima volta hanno perso un'occasione per farlo.

NO ALLA MORATORIA SUL PIANO NUCLEARE


La decisione del governo di attuare una moratoria sul piano nucleare in Italia, assunta stamani in Consiglio dei Ministri,  conferma da una parte le ragioni del movimento antinucleare e le preoccupazioni dell’opinione pubblica, dall’altra si configura come un maldestro tentativo di rendere ininfluente o peggio annullare il referendum di giugno e il voto popolare su una materia così rilevante.
Il referendum contro il nucleare si deve comunque svolgere perche il piano nucleare va definitivamente cancellato come condizione per rilanciare una politica energetica responsabile fondate sulle energie rinnovabili, il risparmio e l’efficienza energetica.
Per queste ragione Sel è impegnata insieme al Movimento per l’acqua bene comune.

Nichi

2 APRILE PER DIRE NO ALLA GUERRA


Ancora una volta i governanti hanno scelto la guerra. Gheddafi ha scelto la guerra contro i propri cittadini e i migranti che attraversano la Libia. E il nostro Paese ha scelto la guerra “contro Gheddafi”: ci viene presentata, ancora una volta, come umanitaria, inevitabile, necessaria.
Nessuna guerra può essere umanitaria. La guerra è sempre stata distruzione di pezzi di umanità, uccisione di nostri simili. Ogni “guerra umanitaria” è in realtà un crimine contro l’umanità.
Se si vuole difendere i diritti umani, l’unica strada per farlo è che tutte le parti si impegnino a cessare il fuoco, a fermare la guerra, la violenza, la repressione.
Nessuna guerra è inevitabile. Le guerre appaiono a un certo punto inevitabili solo quando non si è fatto nulla per prevenirle. Appaiono inevitabili a chi per anni ha ignorato le violazioni dei diritti, a chi si è arricchito sul traffico di armi, a chi ha negato la dignità dei popoli e la giustizia sociale. Appaiono inevitabili a chi le guerre le ha preparate.
Nessuna guerra è necessaria. La guerra è sempre una scelta, non una necessità. E’ la scelta assurda di uccidere, che esalta la violenza, la diffonde, la amplifica, che genera “cultura di guerra”.
“Questa é dunque la domanda che vi poniamo, chiara, terribile, alla quale non ci si può sottrarre: dobbiamo porre fine alla razza umana o deve l’umanità rinunciare alla guerra?”
Dal Manifesto di Russell-Einstein, 1955
Perché l’utopia diventi progetto, dobbiamo innanzitutto imparare a pensare escludendo la guerra dal nostro orizzonte culturale e politico. Insieme a tutti i cittadini vittime della guerra, della violenza, della repressione, che lottano per i diritti e la democrazia.
“La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire.”
Albert Einstein

Primi firmatari:

Gino Strada, Carlo Rubbia, Luigi Ciotti, Renzo Piano, Maurizio Landini, Massimiliano Fuksas, Luisa Morgantini.

LA GUERRA E' LA RISPOSTA PIU' SBAGLIATA

La guerra contro la Libia è la risposta più sbagliata e pericolosa alla domanda di democrazia che si è affermata in tutto il Mediterraneo nel corso degli ultimi mesi. Chiediamo un immediato cessate il fuoco per consentire l’avvio di un negoziato tra le parti che abbia come interesse superiore quello della protezione delle popolazioni civili, con l’obiettivo di mantenere l’integrita’ e l’autonomia di quel Paese sotto un nuovo governo democratico. Chiediamo che si apra subito un corridoio umanitario per consentire ai profughi di salvarsi dalla guerra e l’immediata predisposizione degli strumenti piu’ adeguati per garantire ad essi un’accoglienza su tutto il territorio europeo
A meno di ventiquattro ore dall’avvio dei bombardamenti da parte della Coalizione dei volenterosi appare evidente che lo scenario più  probabile è quello di una vera e propria escalation militare, che potrebbe portare ad esiti che vanno ben oltre la stessa risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ivi compresa l’invasione militare terrestre delle forze della coalizione.
Il presidente Sarkozy ha ribadito, fin dall’avvio dei bombardamenti francesi, che l’obiettivo da perseguire è quello di “andare fino in fondo”, prefigurando uno scenario di guerra che è ben distante dalle iniziali dichiarazioni di protezione delle parti che avevano partecipato alla ribellione contro il regime totalitario del colonnello Gheddafi. Per questo, fin da subito, come Sinistra Ecologia Libertà, avevamo espresso la netta contrarieta’ per la parte della risoluzione 1973 che consentiva l’uso dell’offensiva militare ad una coalizione di cui, oggi, l’Italia fa pienamente parte. Questa risoluzione è tardiva, a fronte di una situazione sul campo libico che necessitava un celere intervento politico e diplomatico a favore degli insorti quando questi ultimi avevano il pieno controllo di una parte importante del Paese e prima che Gheddafi potesse riorganizzare le sue forze e procedere alla riconquista delle zone liberate dal suo regime. Le settimane che sono trascorse hanno evidenziato la debolezza dell’intervento politico della comunità internazionale, che non è riuscita neppure ad imporre le sanzioni economiche e commerciali che avrebbero davvero indebolito il regime di Gheddafi, dal congelamento dei conti e delle partecipazioni azionarie legate al rais fino all’indispensabile e totale embargo del commercio delle armi.
Siamo convinti che il principio della non interferenza negli affari dei singoli stati sia un delitto contro un principio più grande ed importante, quello del rispetto dei diritti umani. Siamo altresì convinti che ogni qual volta la parola “umanitario” si sia accostata alla guerra si siano prodotte violazioni e violenze ancora più gravi. La realpolitik seleziona i diritti umani a seconda degli obiettivi strategici. Accade così che in Yemen si spari sulla folla che protesta, provocando decine di vittime, che in Bahrein ci sia l’intervento repressivo dell’Arabia Saudita, per non parlare di quanto accade da anni in Somalia o, più recentemente, in Costa d’Avorio, senza che vi sia una reazione degna da parte della comunità internazionale a garanzia del principio, evidentemente per essa NON universale, della tutela dei diritti umani.
Consideriamo il colonnello Gheddafi uno dei peggiori dittatori del pianeta. Senza esitazioni, mentre gran parte dei paesi occidentali lo riveriva, ne abbiamo denunciato le nefandezze. Mentre il presidente del Consiglio Berlusconi si affannava nel baciamano al tiranno, grato per i suoi servigi economici ed ancor di piu’ per la ferocia con la quale la Libia controllava il flusso dei migranti dall’Africa, noi eravamo dalla parte di chi chiedeva la revoca del trattato con la Libia e l’immediata messa in opera di misure che proteggessero le vite dei migranti detenuti nel deserto libico.
Siamo stati fin dall’inizio e senza esitazioni dalla parte delle popolazioni che, sollevandosi, hanno rovesciato i regimi autocratici della Tunisia e dell’Egitto, cosi’ come abbiamo sostenuto e sosterremo le mobilitazioni per la liberta’ e la democrazia in Marocco, Algeria, Yemen, Bahrein e Albania. Lo abbiamo fatto con convinzione, sicuri che il complice silenzio di Paesi oggi in prima fila nella guerra, come la Francia e l’Italia, fosse motivato da opportunismo balbettante oltre che dalla reale incomprensione di cio’ che in quei Paesi stesse accadendo, a partire dalla scomparsa dell’orizzonte fondamentalista nella narrazione di quelle società. E’ evidente, infatti, che gli unici soggetti che avessero rapporti con quelle realta’ fossero le forze della societa’ civile internazionale, nelle quali pienamente ci riconosciamo, e non certo le diplomazie a lungo complici dei regimi.
Per noi il no alla guerra e l’inimicizia e l’avversione nei confronti di Gheddafi hanno ugual rilievo. Dobbiamo uscire dal vicolo cieco tra inerzia e guerra per generalizzare il tema dei diritti umani e della democrazia.
Per questo chiediamo che il nostro Paese non partecipi, in ottemperanza all’articolo 11 della Costituzione e anche in ragione del passato colonialista dell’Italia, alla guerra promossa dalla cosiddetta Coalizione dei volenterosi e che, al contrario, l’Italia si faccia promotrice di una iniziativa politica per determinare il cessate il fuoco e l’apertura del tavolo negoziale, oltre  a richiedere l’applicazione delle parti della risoluzione 1973 che consentirebbero di promuovere un’ intervento positivo per il cambio del regime e la protezione dei civili. Per ottenere questo risultato è fondamentale il coinvolgimento dell’Unione Africana e della stessa Lega Araba, che stanno prendendo pesantemente le distanze dall’intervento militare. Gli stessi Paesi che si sono astenuti sulla risoluzione 1973, a partire dalla Cina passando per la Germania, il Brasile e la Russia, stanno indicando nell’intervento militare una forzatura della stessa risoluzione. Insistiamo nel credere che sia il tempo del cessate il fuoco per consentire a forze  di interposizione sotto chiaro mandato dell’Onu, di Paesi che non abbiano partecipato all’attacco di queste ore e che non abbiano interessi economici diretti nell’area, di garantire la transizione alla democrazia e la protezione dei civili.
Siamo molto preoccupati per ciò che l’intervento militare può voler dire per le stesse domande di democrazia espresse in quell’area, pregiudicando la direzione progressista delle rivoluzioni arabe: dal silenzio dei governi occidentali alla guerra come unico strumento di relazione internazionale, siamo di fronte al peggior volto dell’occidente.
Riteniamo che ci debba essere un ruolo completamente diverso dell’Europa. L’iniziativa francese e l’inerzia tedesca rappresentano l’evidente assenza di una politica comune. Le pericolose dichiarazioni di irresponsabilità dei governi europei, in cui l’Italia tristemente primeggia, nei confronti dei profughi ne evidenzia la regressione culturale e civile. Essere una superpotenza affacciata su un mare in ebollizione comporta tutt’altre responsabilita’. Si adotti, quindi, una vera politica euro-mediterranea, che impedisca alla guerra di essere la “continuazione dell’inesistenza della politica”. Si affronti l’emergenza profughi sospendendo il Frontex e determinando una nuova politica di accoglienza ed integrazione di uomini e donne i cui diritti umani non possono essere difesi con le bombe nei Paesi di provenienza, per poi essere calpestati appena mettano piede sul suolo europeo. Non si dimentichi mai che la piu’ grande violazione dei diritti umani Gheddafi l’ha messa in opera proprio sui migranti, su mandato delle potenze europee, e che di queste violazioni in primo luogo dovrà rispondere al Tribunale penale internazionale. Una politica euromediterranea che sappia tutelare davvero i diritti e la sicurezza delle popolazioni, a partire dal riconoscimento dei diritti e della sicurezza reciproca di Israele e Palestina.
Siamo convinti che questo sia il momento di coinvolgere l’opinione pubblica in una generale mobilitazione per i diritti umani, la democrazia e la pace. Proprio per questo chiediamo di non militarizzare innanzitutto i pensieri, di non abbandonare mai lo spirito critico e la cognizione delle conseguenze che gli atti di queste ore possono determinare. La costruzione della pace è l’unica alternativa e non possiamo scoraggiarci dicendo che il suo raggiungimento sia pieno di ostacoli. Costruire la pace significa dire la verità, emanciparsi da ogni logica di campo, essere contro i dittatori senza esitazioni e stare sempre dalla parte delle popolazioni che subiscono le violenze delle guerre.
Sinistra Ecologia Libertà

ALFA DI ARESE : SUBITO IL TAVOLO REGIONALE

ALFA ARESE: SUBITO IL TAVOLO REGIONALE PER I 161 LAVORATORI IN TRASFERIMENTO A TORINO
Dichiarazione di Chiara Cremonesi,
consigliera regionale di Sinistra Ecologia Libertà
“Il 9 aprile scadrà il periodo di cassa integrazione per i 161 dipendenti Fiat e Powertrain di Arese, che l’azienda intende mandare a Torino.
La Regione ha il dovere e la responsabilità politica di intervenire, proprio come oggi hanno chiesto i lavoratori in presidio al Pirellone ricevuti poi in Consiglio.
La misura da assumere con urgenza è di certo il ripristino del tavolo regionale per la cassa integrazione in deroga in modo da evitare i trasferimenti nel capoluogo piemontese che, peraltro, rischiano di configurarsi come l’anticamera del licenziamento.
E poi c’è tutto il discorso più complessivo di un’attenzione reale, che finora è mancata, riguardo all’area. Tutti i ragionamenti sul mantenimento della vocazione produttiva dell’ex-Alfa di Arese e del suo rilancio come Polo per la mobilità sostenibile si sono di fatto svuotati per l’evidente disinteresse della Fiat e, di contro, per un interesse da parte del Governo e della Regione che è stato solo di facciata e propagandistico. Tanto che in tutti questi anni si sono visti annunci, persino accordi firmati e mai rispettati, ma nessuna iniziativa concreta.
Per quanto ci riguarda, saremo impegnati a richiamare il Consiglio e la Regione agli impegni assunti, nei confronti dei lavoratori e per una politica strategica capace di valorizzare un patrimonio industriale e occupazionale di primaria importanza”.

lunedì 7 marzo 2011

2 SI' PER L'ACQUA BENE COMUNE. E' NATO IL COMITATO PROVINCIALE

ATTACCO ALLA SCUOLA PUBBLICA, L' OPINIONE DI UN DOCENTE DI GIUSSANO

Dis)conoscenza e (S)personalizzazione: difendiamo la scuola pubblica!

Guardiamoci attorno non è solo Berlusconi! In questi giorni si sente da più voci ed echi di talune parti sociali e politiche (e non solo dal premier, anche se risulta la più scandalosa) un attacco alla scuola pubblica, che sarebbe “al tracollo”, “allo sfascio”, “un fallimento”, una scuola che “non personalizza i percorsi didattici”, dove risulterebbe quindi necessario e fondamentale l’intervento del privato e/o gruppi di assistenza volontari da parte di associazioni esterne all’istituzione scolastica.

Nella mia “ignoranza”, ho sempre lavorato tenendo come punto fermo i “Piani di Studio Personalizzati”, cavallo di battaglia di una riforma criticabile e parzialmente non realizzata (Riforma Moratti). E comunque, anche se non ci fossero indicazioni legislative, la mia professionalità mi impone di tenere conto della “Persona”, considerando quindi la sua storia, comprensiva di eventuali problemi sociali e/o culturali. Questo sforzo era anche coadiuvato dalle iniziative di recupero organizzate dalle stesse strutture scolastiche.

NELL’ULTIMO COLLEGIO DEI DOCENTI E’ STATO COMUNICATO CHE QUEST'ANNO SCOLASTICO I CORSI DI RECUPERO NON SONO STATI FINANZIATI.

Da una parte si orchestra l’opinione pubblica accusando la scuola pubblica di essere incapace di affrontare il disagio e le difficoltà personali dell’alunno, dall’altro si tagliano i finanziamenti per poter affrontare le stesse difficoltà. La scuola forse sta male, noi insegnanti comunque di salute stiamo bene, ma cominciamo ad avere problemi di fegato, che sta scoppiando!

Andrea Nobile

ICS Piola

Giussano

sabato 5 marzo 2011

SU VENDOLA, FORMIGONI HA PERSO UN' OCCASIONE PER TACERE

Che Formigoni accusi Vendola di ipocrisia lascia davvero allibiti.

Stiamo parlando di un Presidente sulla cui elezione pesano gravi dubbi di legittimità in relazione alla consegna di firme false.

Di un Presidente che da vent'anni governa ininterrottamente la Lombardia, passando indifferente attraverso scandali sanitari di enorme portata, dal caso eclatante della clinica Santa Rita alla recentissima vicenda del Teleospedale per la quale da qualche giorno risulta indagato anche il direttore generale dell'assessorato Lucchina.

Di un Presidente che non ha ancora avuto nulla da dire sul fatto che esponenti della sua maggioranza oltre a dirigenti di nomina regionale si ritrovino a diverso grado implicati nella maxi indagine della scorsa estate sulla criminalità organizzata.

Ma come si permette di esprimere giudizi del genere su chi, dimostrando tutt'altro senso delle istituzioni, ha con grande responsabilità immediatamente azzerato la Giunta pugliese alle prime voci di possibili coinvolgimenti e avvisi di garanzia?

Qui in Lombardia non è bastato nemmeno l'arresto dell'assessore Prosperini perché il governatore si sentisse politicamente chiamato in causa. E nemmeno l'accusa a carico di un'esponente del suo listino per favoreggiamento della prostituzione minorile.

Ci sono occasioni in cui, almeno, converrebbe tacere. Formigoni l'ha persa.

Chiara Cremonesi, consigliere regionale SEL

BANDIERA REGIONALE PRIORITA' PER I LOMBARDI ? MA PER FAVORE ! LEGA RIDICOLA E STRUMENTALE

Sel,unica tra le opposizioni, vota no all'odg che istituisce festa e bandiera entro 90 giorni.

Saranno contenti, d'ora in avanti, molti cittadini lombardi. Sì. I tanti cassintegrati o disoccupati pesantemente colpiti dalla crisi economica, i pendolari che ogni giorno viaggiano su treni affollati, sporchi e spesso in ritardo, gli studenti privati del tempo pieno che frequentano edifici scolastici inagibili, gli anziani in difficoltà con servizi socio-assistenziali sempre più scarsi avranno di che consolarsi. Perché, grazie alla strenua battaglia della Lega Nord sulla legge per i 150 anni dell'unità d'Italia, la Lombardia avrà la sua bandiera e la sua festa regionale entro 90 giorni. Due indiscutibili priorità.

Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere, di fronte a un dibattito desolante, durante il quale i consiglieri padani hanno dato il peggio di sé, sfoggiando felpe targate Lombardia, cimentandosi in ricostruzioni storiche di fantasia al limite del ridicolo, creando confusione su una festività, quella del 17 marzo, decisa a livello nazionale. Dimostrando, insomma, tutto il proprio scarso senso delle istituzioni.

Per noi la politica è una cosa seria. Non possiamo tollerare strumentalizzazioni, tanto più di basso profilo come quella inscenata in Aula dal gruppo della Lega, che ha invece trovato il sostegno aperto del Pdl e, sorprendentemente, anche il voto favorevole delle opposizioni tranne il nostro.

E' vero, bandiera e festa regionale sono previste dallo Statuto. E senza dubbio, noi pensiamo che le priorità per la Lombardia siano tutt'altre. Ma se pure vogliamo rimanere in tale ambito normativo, ci preme sottolineare che diversi adempimenti statutari necessiterebbero di essere affrontati con urgenza ben maggiore. A partire da quello, richiesto anche dalla Costituzione, della legge elettorale e delle incompatibilità. Cosa che consentirebbe di mettere fine una volta per tutte alle scandalose vicende del listino, dalle questione delle presunte firme false a quella delle discutibili candidature.

Chiara Cremonesi, consigliere regionale SEL

L'INTERVENTO INTEGRALE DI NICHI VENDOLA

"Cambia l'Italia - idee per un paese migliore" Nichi Vendola 1° parte from sinistraecologialiberta on Vimeo.



"Cambia l'Italia - idee per un paese migliore" Nichi Vendola 2° parte from sinistraecologialiberta on Vimeo.