
domenica 22 maggio 2011
VITTORIA A VERANO BRIANZA. GAIA CITTERIO ELETTA.
Nessuno ci averebbe scommesso invece è successo.
Viviverano, la lista civica appoggiata dal centrosinistra ha vinto ancora !
Questa volta contro la corazzata di Lega e Pdl uniti, che addirittura candidavano a sindaco, per la terza volta, Enrico Elli, assessore alla cultura e alla sicurezza per la provincia di Monza e Brianza.
Quelli della corazzata non hanno lesinato in iniziative, portando numerosi sottosegretari e politici nazionali e distribuendo gadgets ai cittadini di Verano. Eppure sono usciti sconfitti.
Si dirà che siamo stati fortunati perchè coinvolti dal vento di rinnovamento che ha scosso anche Milano. Forse è anche vero, ma gli elettori di Verano dovevano avere l'opportunità di cogliere anche a Verano il rinnovamento. Quel rinnovamento così ben rappresentato da Pisapia e dalla grande mobilitazione che ha caratterizzato Milano già dalle primarie del novembre scorso.
Probabilmente Viverano ha rappresentato, in piccolo, proprio questo rinnovamento pur garantendo la continuità della buona passata amministrazione. Ha rinnovato la lista confermando solo cinque candidati uscenti su dodici, nel programma ha spinto molto sulle scelte a favore della persona e dei servizi sociali, che devono essere rivolti a tutti, a favore del lavoro, proponendo l'amministrazione come motore pro attivo fra tutti i soggetti, per i giovani, verso i quali si è impegnato nella ricerca di un centro di aggregazione, per il verde per il quale si è impegnato nell'acquisto di ex campo di calcio da destinare a parco pubblico. Poi essenziale la scelta di Renato Casati di ricandidarsi, probabilmente rimuovendo anche da parte sua i timori per una già annunciata sconfitta, confidando invece nella vicinanza e nell'intelligenza della gente di Verano, restia ai luccichii dei gadgets, molto più attenta alle persone che intendono impegnarsi per la collettività. Casati che senza tentennamenti ha scelto di essere fin dal primo giorno a fianco della famiglia Arrigoni dopo l'assassinio di Vittorio, poi l'adesione alla campagna a difesa dei referendum per il bene comune.
Elemento di novità, di identità e caratterizzazione, però è anche stata la mobilitazione con determinatezza di “Sinistra Ecologia e Libertà”. Dapprima l'obiettivo era semplicemente di dare l'opportunità, per tutti coloro che si collocano a sinistra e guardano con attenzione e simpatia al progetto di Sel, di individuare nelle liste una propria area. Poi invece si è deciso di dare alla campagna elettorale una forte caratterizzazione, non genericamente a “sinistra”, ma nei contenuti: il richiamo alla vigilanza antifascista, come valore di libertà e difesa della democrazia, la denuncia della demagogia populista e xenofoba della Lega, finta pacifista, interessata solo a respingere le “scorie” della guerra, ossia i civili in fuga; la politica antipopolare del governo che taglia i redditi con tasse aumentate in nome della chimera federalista, i tagli ai servizi alla persona e alla scuola pubblica, relegando gli spazi per la cultura a briciole o a semplici sagre sponsorizzate.
Abbiamo denunciato con forza e con semplicità i danni che il governo Berlusconi Bossi ha prodotto nel tessuto sociale e abbiamo incontrato tanta attenzione e sostegno in ogni occasione di contatto con la popolazione.
Abbiamo sostenuto Gaia Citterio, che è stato un bell'incontro, per i tanti contenuti e punti programmatici condivisi e per le modalità nel proporre oggi l'impegno politico.
Gaia ha ottenuto un bellissimo successo: l'undici per cento di chi, votando Viviverano, ha espresso preferenze ha indicato Gaia, che è risultata la prima fra gli eletti subito a seguito degli assessori uscenti.
Un importante successo per Gaia, che partiva sconosciuta a molti ma molto carica di volontà e un bel successo di Sinistra Ecologia e Libertà che, al primo appuntamento, ha incontrato tantissima simpatia e solidarietà.
Un impegno quindi per continuare su questa strada.
Il vento sta cambiando, ma dobbiamo indicargli la strada giusta e farlo percepire sempre più forte e positivo.
mercoledì 4 maggio 2011
A VERANO VOTA GAIA CITTERIO !
Stiamo vivendo periodi strani, i filosofi direbbero: “mala tempora currunt”.
Un periodo in cui chi è eletto dal popolo fa votare le leggi per se stesso, per garantirsi la libertà di evadere le tasse, frodare il fisco, fare falso in bilancio, corrompere giudici per aggiudicarsi le aziende, cambiare le leggi ed eludere i suoi processi.
Tutto questo, viene detto, in nome del popolo sovrano, quel popolo a cui però una legge elettorale truffa nega il diritto di scegliere e votare i propri candidati.
Tutto in nome del popolo sovrano che però viene giudicato incapace di decidere del suo futuro.
Infatti vengono fatte altre leggi truffa per togliere al popolo sovrano il diritto di votare i referendum, per decidere della propria vita, del proprio bene comune, dell’aria difendendola dal nucleare, dell’acqua difendendola dalla privatizzazione e dagli inquinatori, della legalità contro le leggi ad personam.
Una strana società in cui si vuole far regnare l’egoismo e l’individualismo.
“Sinistra ecologia e libertà”, invece, si batte per progettare il futuro pensando non ai singoli, ma al collettivo, alla gente, alle masse, in base a principi e valori, a comportamenti etici e alla solidarietà, dove chi è meno fortunato possa sentirsi parte di una comunità che tutela diritti e doveri e la pace, rifiutando la cultura di guerra, sempre e comunque, non solo per non avere come ritorsione i profughi in fuga da guerre e miseria, dove l’ambiente è il patrimonio da difendere e non una semplice risorsa da sfruttare.
Anche a Verano Brianza, nel confronto con Viviverano e i candidati alle elezioni comunali, abbiamo voluto ricercare questi valori che in gran parte ritroviamo nel programma.
Abbiamo incontrato Gaia Citterio e subito insieme abbiamo condiviso molto:
- la scelta di lavorare nel volontariato, con Emergency Brianza, per portare nelle scuole un messaggio di pace e solidarietà, per comprendere cosa sono i diritti e cos’è la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, quella che i bambini e i ragazzi hanno chiamato Dudu, la dichiarazione che tutti gli stati membri dell’Onu hanno voluto siglare dopo la tragedia della seconda Guerra Mondiale, per dire mai più crimini contro l’umanità e contro ogni persona, che rappresenta l’insieme dell’umanità e che quindi è cittadino del mondo. Per il diritto alla cittadinanza;
- la difesa della “legalità”, contro le infiltrazione mafiose nel nostro territorio, ma anche per difendere la sicurezza sui luoghi di lavoro;
- il diritto al lavoro e allo studio, anzitutto difendendo la scuola pubblica;
- il diritto alla cura e all’assistenza per tutti, soprattutto i più deboli gli anziani e i portatori di handicap, ma anche per chi si trova in condizioni di disagio sociale perché ha perso il lavoro o ha un lavoro precario;
- la tutela ambientale e per uno sviluppo che sia in armonia con la tutela del territorio;
- per offrire ai giovani occasioni e spazi che favoriscano l’aggregazione e il confronto.
Noi di “Sinistra Ecologia e Libertà” e Gaia Citterio siamo certi che la Storia serva per essere vissuta, anche con tutte le sue contraddizioni e gli errori, tipici della natura umana: l’importante è saperli analizzare e riconoscere, restituendo valore alle cose importanti come i veri principi e i sani valori del vivere insieme, primi fra tutti quelli della Costituzione nata dalla Resistenza di tutto il popolo italiano contro la dittatura fascista e l’occupazione nazifascista.
Siamo infatti convinti che molte ideologie fondate sull’odio e sulla violenza, che hanno originato tutti i terribili totalitarismi del ‘900, siano state superate e sconfitte dall’uomo e dalla Storia, e siamo certi che l’antifascismo sia ancora molto vivo, attuale e condiviso da tutti i veri democratici.
L’antifascismo è attuale nella volontà di combattere ogni forma di oscurantismo e di totalitarismo, di negazione della libertà, ed ogni tentativo di ricostituzione del fascismo.
Noi contrasteremo e denunceremo con fermezza queste politiche e questi comportamenti, proprio perché crediamo che la Storia la facciano i popoli che aspirano alla Libertà.
Questa è “Sinistra Ecologia e Libertà”
per questi motivi votiamo e invitiamo a votare
Viviverano e scrivere GAIA CITTERIO
Un periodo in cui chi è eletto dal popolo fa votare le leggi per se stesso, per garantirsi la libertà di evadere le tasse, frodare il fisco, fare falso in bilancio, corrompere giudici per aggiudicarsi le aziende, cambiare le leggi ed eludere i suoi processi.
Tutto questo, viene detto, in nome del popolo sovrano, quel popolo a cui però una legge elettorale truffa nega il diritto di scegliere e votare i propri candidati.
Tutto in nome del popolo sovrano che però viene giudicato incapace di decidere del suo futuro.
Infatti vengono fatte altre leggi truffa per togliere al popolo sovrano il diritto di votare i referendum, per decidere della propria vita, del proprio bene comune, dell’aria difendendola dal nucleare, dell’acqua difendendola dalla privatizzazione e dagli inquinatori, della legalità contro le leggi ad personam.
Una strana società in cui si vuole far regnare l’egoismo e l’individualismo.
“Sinistra ecologia e libertà”, invece, si batte per progettare il futuro pensando non ai singoli, ma al collettivo, alla gente, alle masse, in base a principi e valori, a comportamenti etici e alla solidarietà, dove chi è meno fortunato possa sentirsi parte di una comunità che tutela diritti e doveri e la pace, rifiutando la cultura di guerra, sempre e comunque, non solo per non avere come ritorsione i profughi in fuga da guerre e miseria, dove l’ambiente è il patrimonio da difendere e non una semplice risorsa da sfruttare.
Anche a Verano Brianza, nel confronto con Viviverano e i candidati alle elezioni comunali, abbiamo voluto ricercare questi valori che in gran parte ritroviamo nel programma.
Abbiamo incontrato Gaia Citterio e subito insieme abbiamo condiviso molto:
- la scelta di lavorare nel volontariato, con Emergency Brianza, per portare nelle scuole un messaggio di pace e solidarietà, per comprendere cosa sono i diritti e cos’è la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, quella che i bambini e i ragazzi hanno chiamato Dudu, la dichiarazione che tutti gli stati membri dell’Onu hanno voluto siglare dopo la tragedia della seconda Guerra Mondiale, per dire mai più crimini contro l’umanità e contro ogni persona, che rappresenta l’insieme dell’umanità e che quindi è cittadino del mondo. Per il diritto alla cittadinanza;
- la difesa della “legalità”, contro le infiltrazione mafiose nel nostro territorio, ma anche per difendere la sicurezza sui luoghi di lavoro;
- il diritto al lavoro e allo studio, anzitutto difendendo la scuola pubblica;
- il diritto alla cura e all’assistenza per tutti, soprattutto i più deboli gli anziani e i portatori di handicap, ma anche per chi si trova in condizioni di disagio sociale perché ha perso il lavoro o ha un lavoro precario;
- la tutela ambientale e per uno sviluppo che sia in armonia con la tutela del territorio;
- per offrire ai giovani occasioni e spazi che favoriscano l’aggregazione e il confronto.
Noi di “Sinistra Ecologia e Libertà” e Gaia Citterio siamo certi che la Storia serva per essere vissuta, anche con tutte le sue contraddizioni e gli errori, tipici della natura umana: l’importante è saperli analizzare e riconoscere, restituendo valore alle cose importanti come i veri principi e i sani valori del vivere insieme, primi fra tutti quelli della Costituzione nata dalla Resistenza di tutto il popolo italiano contro la dittatura fascista e l’occupazione nazifascista.
Siamo infatti convinti che molte ideologie fondate sull’odio e sulla violenza, che hanno originato tutti i terribili totalitarismi del ‘900, siano state superate e sconfitte dall’uomo e dalla Storia, e siamo certi che l’antifascismo sia ancora molto vivo, attuale e condiviso da tutti i veri democratici.
L’antifascismo è attuale nella volontà di combattere ogni forma di oscurantismo e di totalitarismo, di negazione della libertà, ed ogni tentativo di ricostituzione del fascismo.
Noi contrasteremo e denunceremo con fermezza queste politiche e questi comportamenti, proprio perché crediamo che la Storia la facciano i popoli che aspirano alla Libertà.
Questa è “Sinistra Ecologia e Libertà”
per questi motivi votiamo e invitiamo a votare
Viviverano e scrivere GAIA CITTERIO
lunedì 2 maggio 2011
domenica 1 maggio 2011
FABIO MUSSI AD ARCORE E VIMERCATE
Venerdì 29 aprile Fabio Mussi è intervenuto ad Arcore e Vimercate, impegnate nella campagna elettorale amministrativa. Vi proponiamo qui sotto i video integrali delle iniziative.
FABIO MUSSI AD ARCORE
MUSSI ALL'ARCI ACROPOLIS DI VIMERCATE
venerdì 29 aprile 2011
VERANO BRIANZA, UN NEOFASCISTA NELLA LISTA PDL - LEGA
Viene rabbia, non solo indignazione, ma tanta rabbia e voglia di denunciare e continuare a impegnarsi e mobilitarsi contro chi in camicia “grigia”, ossia le nuove camicie nere degli ipocriti, utilizza la democrazia e la libertà conquistata con la Liberazione e costata tanti morti, per sparare stupidaggini, ignobili menzogne e continuare ad alimentare odio e divisioni.
Davide Aldeghi, omettiamo per scelta di anteporre al suo nome la parola “signor”, perché a nostro avviso non lo merita, si candida ad amministrare il comune di Verano Brianza nella lista “Popolo delle libertà/Lega Nord - per Verano Elli sindaco”, quindi a giurare sulla Costituzione italiana. Non sembra però conoscerne i fondamenti storici, oppure per scelta la disconosce perché la considera avversa, quindi per coerenza dovrebbe comunque evitare di giurare sulla stessa.
Nella sua pagina di Facebook, probabilmente convinto di essere al sicuro da occhi indiscreti, se non solo dei suoi “amici” nostalgici, Aldeghi, accanto al proprio manifesto elettorale con foto e simbolo pubblica la frase “Duce sei sempre nel mio cuore” con tanto di manifesto di Forza Nuova; dopo aver manifestato il desiderio di “prendere a legnate” il fondatore di Emergency, Gino Strada –ai suoi occhi colpevole di difendere i diritti umani e di essere tenacemente contro la guerra-, Aldeghi si vanta per aver partecipato alla presentazione del libro su Beppe Niccolai promossa dall’associazione “Avamposto della tradizione” che cita come esempi il dittatore spagnolo Francisco Franco, il dittatore teocratico iraniano Komeyni, Ezra Pound, Evola e il generale nazista Leon Degrelle, autore del libro Hitler per mille anni, di cui Hitler disse " Se io avessi avuto un figlio mi sarebbe piaciuto che fosse come voi" comandante maggiore delle Waffen SS, il reparto noto nella storia per quanto tragicamente narrato nel film “Schindler’s List”.
Non a caso questo personaggio per il 25 aprile, Festa della Liberazione, scrive “il 25 aprile è lutto nazionale”, pubblicando un manifesto a lutto per chiarire meglio il concetto. In maniera del tutto ipocrita, non confessa apertamente il suo credo nazifascista, ma parla di foibe e stragi ad opera dei partigiani.
I costituenti hanno deciso la festa del 25 aprile sulla base di fatti storici che Aldeghi di fatto contrasta.
La vittoria sul nazifascismo fu proclamata dal Cln e dal comando angloamericano il 3 maggio 1945, la liberazione di Roma da parte delle truppe angloamericane e di reparti di partigiani avvenne un anno prima il 4 giugno 1944, ma i costituenti decisero di celebrare con il 25 aprile, giorno della liberazione di Milano da parte delle Brigate Partigiane, la vittoria insurrezionale del popolo italiano, attraverso la resistenza prima solo politica contro la tirannia fascista, poi armata e politica, contro gli occupanti nazifascisti, occupanti perché i repubblichini di Salò erano nient’altro che un governo fantoccio collaborazionista con gli occupanti nazisti. Quindi una grande vittoria di tutto il popolo italiano, donne e giovani di cui molti studenti, uomini e anziani, professionisti, preti e tanti lavoratori che, al di là di ogni divisione ideologica, politica e sociale si unirono e combatterono per riconquistare la democrazia e la libertà.
E’ evidente che i fatti storici e gli ideali su cui i costituenti hanno deciso la festa del 25 aprile siano contrastati da Aldeghi.
Il candidato della lista “Pdl/Lega Nord per Verano Elli sindaco”, se solo avesse la voglia, potrebbe scoprire dal sito nazionale dell’Anpi che i partigiani d’Italia, scrivono così di quel triste periodo in cui una parte del nostro Paese era diventata strategica quindi obiettivo contrapposto dei fronti occidentale e orientale, quindi della triste pagina delle foibe “…perpetrato dai servizi segreti Titini, in molti casi appoggiati anche da comportamenti delatori di gruppi partigiani filorussi e filotitini che portarono alla persecuzione in modo sistematico di ogni possibile opposizione in chiave nazionale e ideologica, arrestando, deportando nelle carceri e nei campi di prigionia (tra i quali va ricordato quello di Borovnica), infoibando o comunque sopprimendo in tutta la Venezia Giulia occupata, nella zona di Trieste, nel Goriziano e nel Capodistriano, migliaia di avversari, in prevalenza italiani (non solo fascisti, ma anche esponenti del Cln che si opponevano all'annessione slava) e pure sloveni e croati”.
La differenza fra gli attuali nazifascisti, come Aldeghi, e chi si batte per la libertà e la democrazia, motivo per cui festeggia il 25 aprile, è il voler essere non solo impegnati nella battaglia contro ogni forma di neofascismo e totalitarismo autoritario, ma anche informati e curiosi, propensi al confronto chiaro e pulito, nella ricerca continua della verità, anche quando può rappresentare una pagina non limpida per una parte nobile della nostra storia, ossia dei partigiani e della Resistenza.
Il signor Enrico Elli, candidato sindaco per la lista Pdl/Lega, ha presenziato alla titolazione del giardino di Via XXV Aprile a Sandro Pertini, segretario generale del Comitato di Liberazione Nazionale e Presidente della Repubblica, per poi partecipare a tutto il corteo commemorativo fino all’omaggio ai caduti per la Liberazione; ci piacerebbe conoscere come pensa di condividere la sua coerenza con la presenza in lista di un candidato come Aldeghi che invece manifesta valori e ideali e riferimenti a esempi nazifascisti e totalitari neganti i principi della democrazia, della libertà.
Nel programma della lista che candida Elli sindaco si dice ”gli ideali e le ampie prospettive permangono e si tramutano in azioni se è assicurato un ambito di educazione”.
Come Letizia Moratti ha preteso –in caso fosse eletto- le dichiarate dimissioni di Lassini, autore di ignobili manifesti a Milano, per coerenza il candidato sindaco del Popolo delle libertà/Lega Nord di Verano Brianza, Elli Enrico, dovrebbe analogamente allontanare Aldeghi dalla lista che guida, dopo aver appreso il pensiero politico e ideologico di Aldeghi, -perché vogliamo sperare che Elli non ne fosse a conoscenza-.
Chi sarà eletto per amministrare il Comune di Verano Brianza dovrà giurare proprio sulla Costituzione Italiana, che all’art. 54 recita – tanto per chi inneggia all’odio e alla violenza nazifascista, quanto per chi si prefigge l’obiettivo dell’indipendenza di una qualsivoglia parte d’Italia -:
“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.”
Maria Grazia Magro, referente Sel di Verano Brianza
Antonio Chiodo, referente Sel di Verano Brianza e volontario di Emergency
Luca Natale, Sel di Verano Brianza e referente per il Comitato Acqua
Gaia Citterio, Indipendente - candidata nella lista Viviverano
Luca Radaelli, coordinatore Sel circolo alta Brianza
CLICCA QUI SOTTO PER ASCOLTARE GLI INTERVENTI DI :
lunedì 18 aprile 2011
BESANA, BUFERA RIMANDATA ?
«UN ATTO DI FEDE». E’ con queste parole che il sindaco Vittorio Gatti ha ricompattato i ranghi e rimesso in carreggiata i 4 dissidenti della Lega che per settimane hanno fatto traballare la coalizione di centrodestra. La promessa di mettere mano alle nomine del Consiglio della Casa di riposo Scola nel prossimo autunno, sembra aver temporaneamente scongiurato la crisi che da 12 mesi tiene con il fiato sospeso la politica cittadina. Durante le oltre 4 ore di Consiglio comunale non sono mancati i colpi di scena. Bilancio approvato senza la presenza del sindaco che, stremato dalla diatriba delle prime 2 ore di assise, ha lasciato dirigere i lavori al vice Cereda. Tensione e clima incandescente anche a causa dei tanti dipendenti della Casa di riposo presenti tra il numeroso pubblico. Tre sospensioni. E il vicesindaco Davide Cereda che, dopo l’ennesimo «vergogna» gridato dalla platea, è scattato dagli scranni della Giunta per sfidare i contestatori.
Poi la denuncia di Sergio Cazzaniga (Insieme per Besana) che ha svelato i contatti «segreti» avviati dal sindaco per trovare una nuova maggioranza estromettendo i «fastidiosi» amici della Lega. La pesante accusa di manovrare sottobanco è stata aspramente contestata dal capogruppo del Pdl, Diego Crippa, completamente estraneo alla vicende e pronto a rimettere il suo mandato. Ad aprire il Consiglio è stato il sindaco Vittorio Gatti che ha rassicurato i leghisti sul futuro della casa di riposo. «Non ci sarà soluzione di continuità con l’attuale Cda ed entro l’autunno ci saranno dei cambi». Dopo la prima sospensione il capogruppo del Carroccio, Emanuele Pozzoli, ha chiesto al sindaco i tempi e le modalità per il nuovo Cda della Scola. Tensione alle stelle, con il sindaco che ha tuonato contro i leghisti: «non subirò nessuna estorsione». A rasserenare gli animi leghisti, gli ordini arrivati tramite una telefonata e l’eloquente cenno giunto dal consigliere provinciale Luca Viviani, seduto tra il pubblico, che in pochi secondi hanno portato gli esponenti del Carroccio a rinnovare la fiducia, assecondando «l’atto di fede» richiesto del primo cittadino di Besana. Un comportamento che Cazzaniga di Insieme per Besana ha riassunto senza giri di parole: «Il sindaco è stato umiliato da una componente della maggioranza».
tratto da infonodo.org
Poi la denuncia di Sergio Cazzaniga (Insieme per Besana) che ha svelato i contatti «segreti» avviati dal sindaco per trovare una nuova maggioranza estromettendo i «fastidiosi» amici della Lega. La pesante accusa di manovrare sottobanco è stata aspramente contestata dal capogruppo del Pdl, Diego Crippa, completamente estraneo alla vicende e pronto a rimettere il suo mandato. Ad aprire il Consiglio è stato il sindaco Vittorio Gatti che ha rassicurato i leghisti sul futuro della casa di riposo. «Non ci sarà soluzione di continuità con l’attuale Cda ed entro l’autunno ci saranno dei cambi». Dopo la prima sospensione il capogruppo del Carroccio, Emanuele Pozzoli, ha chiesto al sindaco i tempi e le modalità per il nuovo Cda della Scola. Tensione alle stelle, con il sindaco che ha tuonato contro i leghisti: «non subirò nessuna estorsione». A rasserenare gli animi leghisti, gli ordini arrivati tramite una telefonata e l’eloquente cenno giunto dal consigliere provinciale Luca Viviani, seduto tra il pubblico, che in pochi secondi hanno portato gli esponenti del Carroccio a rinnovare la fiducia, assecondando «l’atto di fede» richiesto del primo cittadino di Besana. Un comportamento che Cazzaniga di Insieme per Besana ha riassunto senza giri di parole: «Il sindaco è stato umiliato da una componente della maggioranza».
tratto da infonodo.org
mercoledì 13 aprile 2011
BESANA, CONSIGLIO COMUNALE AD ALTA TENSIONE. SCONTRO FINALE TRA PDL E LEGA NORD
È FISSATA per domani sera la resa dei conti tra le forze politiche che sostengono il sindaco Vittorio Gatti a Besana. La lotta intestina tra gli esponenti del Pdl e della Lega sembra ormai arrivata ad un punto di non ritorno. A oltre un mese dell’ultima seduta dell’assise cittadina, si torna in Consiglio per votare il documento programmatico 2011. La tensione tra Lega e Pdl è alta da mesi. Uno strappo importante è arrivato prima di Natale: la Lega è passata nel gruppo misto. La situazione è diventata sempre più incandescente. Il motivo? La casa di riposo Scola e le presunte irregolarità denunciate dalla Lega. Sicuramente il ruolo di ago della bilancia sarà affidato alle minoranze e all’esponente fuoriuscito dal Pdl, Flaviano Romanò, ora nel gruppo misto. «Abbiamo una riunione pre Consiglio questa sera e decideremo le strategie da attuare – ha spiegato il capogruppo di Insieme per Besana Luigi Pirovano –. Sicuramente la mozione e l’interrogazione sulla Scola non sono materie di Consiglio comunale». Tra le mosse certe, già annunciate dalla Lega, la volontà, all’inizio del Consiglio, di invertire i punti all’ordine del giorno. L’obiettivo dei quattro esponenti del Carroccio è di portare in votazione prima la loro richiesta per fare chiarezza sulla situazione della casa di riposo Scola riuscendo così a tenere in scacco il resto della maggioranza sul Bilancio 2011.
tratto da Infonodo.org
tratto da Infonodo.org
REFERENDUM : LA MORATTI VOTERA' CONTRO NUCLEARE E ACQUA PRIVATA
REFERENDUM: MORATTI, VOTERO' CONTRO NUCLEARE E ACQUA PRIVATA
(ANSA) - MILANO, 13 APR - Il 12 e 13 giugno il sindaco di
Milano Letizia Moratti votera' sia per i cinque referendum
ecologisti cittadini, sia per quelli nazionali che riguardano
tematiche ambientali, assicurando fin d'ora di essere contraria
al ritorno al nucleare e alla privatizzazione dell'acqua.
''Io votero' a favore dei cinque referendum cittadini sull'
ambiente - ha affermato Letizia Moratti - e anche per quei
quesiti nazionali le cui tematiche hanno un impatto sulla vita
della citta': no al nucleare, no alla privatizzazione dell'acqua
a Milano''.
Proprio ieri il sindaco Moratti ha firmato il provvedimento
che consente l'accorpamento dei cinque referendum cittadini
promossi dal comitato 'Milano Si' Muove' con la tornata
referendaria nazionale. Il sindaco votera' dunque si' ai quesiti
che chiedono per Milano di potenziare il ticket antismog, di
difendere la Darsena e il futuro parco di Expo, di raddoppiare
gli alberi in citta' e di rafforzare le politiche per l'
efficienza energetica degli edifici. Letizia Moratti votera' si'
anche al referendum che chiede l'abrogazione della legge sul
nucleare, e a quelli che vogliono cancellare le norme sulla
liberalizzazione dei servizi idrici. (ANSA).
Milano Letizia Moratti votera' sia per i cinque referendum
ecologisti cittadini, sia per quelli nazionali che riguardano
tematiche ambientali, assicurando fin d'ora di essere contraria
al ritorno al nucleare e alla privatizzazione dell'acqua.
''Io votero' a favore dei cinque referendum cittadini sull'
ambiente - ha affermato Letizia Moratti - e anche per quei
quesiti nazionali le cui tematiche hanno un impatto sulla vita
della citta': no al nucleare, no alla privatizzazione dell'acqua
a Milano''.
Proprio ieri il sindaco Moratti ha firmato il provvedimento
che consente l'accorpamento dei cinque referendum cittadini
promossi dal comitato 'Milano Si' Muove' con la tornata
referendaria nazionale. Il sindaco votera' dunque si' ai quesiti
che chiedono per Milano di potenziare il ticket antismog, di
difendere la Darsena e il futuro parco di Expo, di raddoppiare
gli alberi in citta' e di rafforzare le politiche per l'
efficienza energetica degli edifici. Letizia Moratti votera' si'
anche al referendum che chiede l'abrogazione della legge sul
nucleare, e a quelli che vogliono cancellare le norme sulla
liberalizzazione dei servizi idrici. (ANSA).
martedì 12 aprile 2011
BLOCCATO IL CENTRODESTRA SU PEZZANO
Nonostante l’ennesimo tentativo di una parte del centrodestra di rinviare ulteriormente la discussione sulla richiesta di revoca di Pietrogino Pezzano da direttore dell’Asl Milano 1, il Consiglio ha votato e approvato la mozione delle opposizioni con un impegno in tal senso.
Il documento è stato messo in coda all’ordine del giorno dei lavori e diversi consiglieri, al momento giusto, se ne sono andati, come già accaduto in precedenti sedute. Ma questa volta hanno fatto male i conti. Perché il numero legale non è mancato e i sì hanno sbaragliato i no.
Come abbiamo sempre sostenuto, di fronte al fatto che gli inquirenti definiscono di ‘reciproca disponibilità’ le relazioni intrattenute con la locale di Desio dall’allora direttore dell’Asl di Monza e Brianza a dicembre addirittura promosso dal centrodestra nel rinnovo dei vertici sanitari, indipendentemente dagli accertamenti giudiziari da parte della magistratura i quali seguiranno il proprio corso, la politica non può sottrarsi al compito di esprimere giudizi di opportunità e valore. E finalmente oggi il Consiglio regionale si è assunto una responsabilità politica.
Esprimiamo tutta la nostra soddisfazione, auspicando ora che l’impegno votato sia al più presto tradotto in un’azione concreta di ritiro della nomina.
Chiara Cremonesi, consigliere regionale Sel
Il documento è stato messo in coda all’ordine del giorno dei lavori e diversi consiglieri, al momento giusto, se ne sono andati, come già accaduto in precedenti sedute. Ma questa volta hanno fatto male i conti. Perché il numero legale non è mancato e i sì hanno sbaragliato i no.
Come abbiamo sempre sostenuto, di fronte al fatto che gli inquirenti definiscono di ‘reciproca disponibilità’ le relazioni intrattenute con la locale di Desio dall’allora direttore dell’Asl di Monza e Brianza a dicembre addirittura promosso dal centrodestra nel rinnovo dei vertici sanitari, indipendentemente dagli accertamenti giudiziari da parte della magistratura i quali seguiranno il proprio corso, la politica non può sottrarsi al compito di esprimere giudizi di opportunità e valore. E finalmente oggi il Consiglio regionale si è assunto una responsabilità politica.
Esprimiamo tutta la nostra soddisfazione, auspicando ora che l’impegno votato sia al più presto tradotto in un’azione concreta di ritiro della nomina.
Chiara Cremonesi, consigliere regionale Sel
L'ITALIA DEI SAPERI
Il sapere che oggi utilizziamo è il risultato di un progressivo accumulo di conoscenze, una sedimentazione lunga e complessa che ha riguardato tutte le generazioni ed ha visto innumerevoli contributi, individuali e collettivi. Non possiamo prescindere da questa caratteristica se vogliamo capire il ruolo della conoscenza nell’evoluzione umana, come essa sia fondamentale nel plasmare i rapporti tra gli esseri umani e fra gli uomini e la natura.
Non solo il sapere è un bene pubblico, un patrimonio comune ma è anche, soprattutto, l’elemento che determina una lettura critica del presente e una prospettiva di cambiamento del futuro. Per questo, nella Costituzione italiana, la cultura è considerata una risorsa pubblica, libera, accessibile a tutte le età e a tutte le condizioni sociali. Uno strumento per garantire l’uguaglianza, il rispetto umano e sociale, la via per l’integrazione e la reciproca comprensione culturale.La promozione del sapere in tutte le sue forme – dall’istruzione alla ricerca scientifica – devono costituire l’impegno fondamentale e pervasivo di ogni progetto di alternativa politica. Senza conoscenza, non può esserci piena consapevolezza del presente, non è possibile immaginare un futuro migliore e non si può realizzare un’effettiva trasformazione della società.
La formazione a tutti i livelli, la ricerca scientifica in tutte le sue specializzazioni, devono fornire gli strumenti conoscitivi per comprendere la complessità e sfuggire al pensiero unico, gli elementi critici per essere cittadini attivi di una società moderna e non moderni sudditi di una èlite tecnocratica.
La “società della conoscenza” è l’unica alternativa all’economia della crescita senza limiti che sta distruggendo le risorse ambientali, che mortifica quelle umane, che impedisce lo sviluppo sociale e l’affermazione di un nuovo umanesimo.
Per queste ragioni crediamo che il compito della buona politica sia quello di adoperarsi affinché la scuola, l’università e la ricerca scientifica diventino una delle priorità del paese e vengano potenziate e sostenute dal finanziamento pubblico.
La cultura, l’istruzione, i saperi sono beni preziosi della società, un patrimonio a disposizione di ogni individuo e quindi una ricchezza per tutti noi
Umberto Guidoni
L’ITALIA DEI SAPERI
sabato 16 aprile h 10.00
Intervengono:
Umberto GUIDONI – astronauta, resp. U&R SEL
Cristina TAJANI – ricercatrice
Giorgio PARISI – fisico
Roberto IOVINO – Rete della Conoscenza
Marco ROSSI DORIA – insegnante
Francesco VITUCCI – Adi, Comitato “Il nostro tempo è adesso”
Mimmo PANTALEO – FLC CGIL
Margherita HACK – astrofisica
Moni OVADIA – attore teatrale
CONCLUDE: NICHI VENDOLA
————————– Pausa Pranzo ——————————
14:00 – 17:00 Workshops (Scuola, Università, Ricerca)
17:00 – 18:00 Conclusioni Gruppi di Lavoro
lunedì 11 aprile 2011
LA CONSULTA DICE NO AI "SINDACI SCERIFFO"
La Corte Costituzionale ha emesso una sentenza di grande importanza che dichiara illegittima la norma in vigore dal 2008 che conferisce poteri speciali ai Sindaci in materia di sicurezza urbana. Si tratta, per capirci, di quei poteri che hanno permesso ai Sindaci di emettere ordinanze contro i lavavetri, contro l’accattonaggio, contro le prostitute di strada ( le altre ormai si chiamano escort ).
La Consulta bolla questi provvedimenti come “discriminatori”, lesivi della libertà delle persone e contrastanti con gli articoli 3, 23 e 97 della Costituzione.
E’ una buona notizia per tutti coloro che hanno a cuore i principi e i valori della nostra carta fondamentale.
Va ricordato purtroppo che ad invocare e poi ad utilizzare quei “maggiori poteri” furono non solo gli amministratori leghisti e di centrodestra, ma anche sindaci del pd di importanti città. Difficile dimenticare le ordinanze fiorentine contro i lavavetri, quelle baresi contro l’assembramento di più di tre persone davanti ai pub, le polemiche bolognesi per le iniziative della giunta Cofferati.
Speriamo che questa sentenza, che fa pulizia di norme illiberali e populiste, aiuti tutti e soprattutto il centrosinistra a capire una volta per tutte che non si debbono inseguire le spinte più intolleranti e autoritarie, magari con la illusione di temperarle, perché si va fuori strada e soprattutto fuori dalla Costituzione.
venerdì 8 aprile 2011
LA LEGA ORDINA : NESSUN PROFUGO VENGA ACCOLTO NELLA PROVINCIA DI MONZA E BRIANZA
NESSUN profugo in Brianza. Lo dice la Lega Nord, che in piena emergenza ha depositato in Consiglio provinciale un ordine del giorno firmato da tutto il gruppo con il quale chiede al presidente Dario Allevi di opporsi all’eventualità di ospitare stranieri sul territorio. Un nuovo fronte di scontro con l’opposizione, che ha subito bollato come propagandistica l’iniziativa.
«LA LEGA è sempre stata attenta alle questioni legate al terrorismo islamico, ai rom, alla possibilità di un’invasione straniera. E ciò che sta accadendo in Nord Africa preoccupa, visto che sono 25mila gli stranieri sbarcati sulle coste italiane dall’inizio dell’anno», dice il consigliere lumbard Diego Terruzzi. I siti di cui si parla in Lombardia sono Lonate Pozzolo e Brescia, ma, sottolinea Terruzzi, «oggi queste aree non sono attrezzate e la nostra preoccupazione è che si possa individuare la Provincia di Monza e Brianza o qualche area del nostro territorio per accogliere questi signori, che per noi devono stare a casa loro. Qui non c’è lavoro nemmeno per gli italiani, il rischio è che aumenti la criminalità». Certo, la Provincia non ha una competenza diretta, ma in una eventuale trattativa può far valere il suo peso politico, aggiunge il consigliere lumbard. Che aggiunge: «A Monza il sindaco Marco Mariani ha già dichiarato che spazi in città non ce ne sono. Allevi potrebbe fare lo stesso». Un documento destinato a portare scompiglio nella maggioranza di centrodestra, viste le diverse sensibilità sul tema all’interno del Pdl, dove la componente cattolica ha un peso importante.tratto da infonodo.org
martedì 5 aprile 2011
IL NOSTRO TEMPO E' ADESSO
SABATO 9 APRILE A MONZA, PIAZZA TRENTO E TRIESTE, DALLE ORE 14,30
Non c’è più tempo per l’attesa. E’ il tempo per la nostra generazione di prendere spazi e alzare la voce. Per dire che questo paese non ci somiglia, ma non abbiamo alcuna intenzione di abbandonarlo. Soprattutto nelle mani di chi lo umilia quotidianamente.
Siamo la grande risorsa di questo paese. Eppure questo paese ci tiene ai margini. Senza di noi decine di migliaia di imprese ed enti pubblici, università e studi professionali non saprebbero più a chi chiedere braccia e cervello e su chi scaricare i costi della crisi. Così il nostro paese ci spreme e ci spreca allo stesso tempo.
Siamo una generazione precaria: senza lavoro, sottopagati o costretti al lavoro invisibile e gratuito, condannati a una lunghissima dipendenza dai genitori. La precarietà per noi si fa vita, assenza quotidiana di diritti: dal diritto allo studio al diritto alla casa, dal reddito alla salute, alla possibilità di realizzare la propria felicità affettiva. Soprattutto per le giovani donne, su cui pesa il ricatto di una contrapposizione tra lavoro e vita.
Non siamo più disposti a vivere in un paese così profondamente ingiusto. Lo spettacolo delle nostre vite inutilmente faticose, delle aspettative tradite, delle fughe all’estero per cercare opportunità e garanzie che in Italia non esistono, non è più tollerabile. Come non sono più tollerabili i privilegi e le disuguaglianze che rendono impossibile la liberazione delle tante potenzialità represse.
Non è più tempo solo di resistere, ma di passare all’azione, un’azione comune, perché ormai si è infranta l’illusione della salvezza individuale. Per raccontare chi siamo e non essere raccontati, per vivere e non sopravvivere, per stare insieme e non da soli.
Vogliamo tutto un altro paese. Non più schiavo di rendite, raccomandazioni e clientele. Pretendiamo un paese che permetta a tutti di studiare, di lavorare, di inventare. Che investa sulla ricerca, che valorizzi i nostri talenti e la nostra motivazione, che sostenga economicamente chi perde il lavoro, chi lo cerca e chi non lo trova, chi vuole scommettere su idee nuove e ambiziose, chi vuole formarsi in autonomia. Vogliamo un paese che entri davvero in Europa.
Siamo stanchi di questa vita insostenibile, ma scegliamo di restare. Questo grido è un appello a tutti a scendere in piazza: a chi ha lavori precari o sottopagati, a chi non riesce a pagare l’affitto, a chi è stanco di chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il lavoro non lo trova e a chi passa da uno stage all’altro, alle studentesse e agli studenti che hanno scosso l’Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che la “pagano” ai loro figli. Lo chiediamo a tutti quelli che hanno intenzione di riprendersi questo tempo, di scommettere sul presente ancor prima che sul futuro, e che hanno intenzione di farlo adesso.
tutt* in piazza il 9 aprile.
Non c’è più tempo per l’attesa. E’ il tempo per la nostra generazione di prendere spazi e alzare la voce. Per dire che questo paese non ci somiglia, ma non abbiamo alcuna intenzione di abbandonarlo. Soprattutto nelle mani di chi lo umilia quotidianamente.
Siamo la grande risorsa di questo paese. Eppure questo paese ci tiene ai margini. Senza di noi decine di migliaia di imprese ed enti pubblici, università e studi professionali non saprebbero più a chi chiedere braccia e cervello e su chi scaricare i costi della crisi. Così il nostro paese ci spreme e ci spreca allo stesso tempo.
Siamo una generazione precaria: senza lavoro, sottopagati o costretti al lavoro invisibile e gratuito, condannati a una lunghissima dipendenza dai genitori. La precarietà per noi si fa vita, assenza quotidiana di diritti: dal diritto allo studio al diritto alla casa, dal reddito alla salute, alla possibilità di realizzare la propria felicità affettiva. Soprattutto per le giovani donne, su cui pesa il ricatto di una contrapposizione tra lavoro e vita.
Non siamo più disposti a vivere in un paese così profondamente ingiusto. Lo spettacolo delle nostre vite inutilmente faticose, delle aspettative tradite, delle fughe all’estero per cercare opportunità e garanzie che in Italia non esistono, non è più tollerabile. Come non sono più tollerabili i privilegi e le disuguaglianze che rendono impossibile la liberazione delle tante potenzialità represse.
Non è più tempo solo di resistere, ma di passare all’azione, un’azione comune, perché ormai si è infranta l’illusione della salvezza individuale. Per raccontare chi siamo e non essere raccontati, per vivere e non sopravvivere, per stare insieme e non da soli.
Vogliamo tutto un altro paese. Non più schiavo di rendite, raccomandazioni e clientele. Pretendiamo un paese che permetta a tutti di studiare, di lavorare, di inventare. Che investa sulla ricerca, che valorizzi i nostri talenti e la nostra motivazione, che sostenga economicamente chi perde il lavoro, chi lo cerca e chi non lo trova, chi vuole scommettere su idee nuove e ambiziose, chi vuole formarsi in autonomia. Vogliamo un paese che entri davvero in Europa.
Siamo stanchi di questa vita insostenibile, ma scegliamo di restare. Questo grido è un appello a tutti a scendere in piazza: a chi ha lavori precari o sottopagati, a chi non riesce a pagare l’affitto, a chi è stanco di chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il lavoro non lo trova e a chi passa da uno stage all’altro, alle studentesse e agli studenti che hanno scosso l’Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che la “pagano” ai loro figli. Lo chiediamo a tutti quelli che hanno intenzione di riprendersi questo tempo, di scommettere sul presente ancor prima che sul futuro, e che hanno intenzione di farlo adesso.
tutt* in piazza il 9 aprile.
lunedì 4 aprile 2011
PANE E LIBERTA' di Nichi Vendola
Sabato 2 aprile ho partecipato alla manifestazione per la pace, a Manduria, nella mia Puglia.
Dopo le vergognose sequenze di tanta povera gente ammassata in condizioni disumane nell’isola di Lampedusa, oggi è il turno di Manduria dove il modello tendopoli cade letteralmente a pezzi sotto le scosse di mille contraddizioni.
Quella tendopoli che ancora oggi appare priva di una chiara configurazione giuridica, è il contrario di un modello di accoglienza ed è soltanto il simbolo di un’arroganza ideologica, priva di razionalità, che mette a rischio la tutela di diritti umani fondamentali.
Torno a chiedere, alla luce delle inquietanti cronache di queste ore un gesto di resipiscenza. Il governo abbandoni la tentazione di una gestione tutta repressiva e militare di un’emergenza che in ogni suo aspetto ha un carattere sociale e umanitario e affidi alla protezione civile e, per questa via, alle istituzioni locali a al mondo dell’associazionismo e del volontariato la sfida della solidarietà e dell’accoglienza. Il governo usi l’articolo 20 del testo unico sull’immigrazione per consentire ai migranti quella protezione temporanea che è l’unico strumento in grado di incoraggiare i ricongiungimenti familiari e di evitare il concentramento in luoghi chiusi di tanti uomini e di tante donne che scappano dalla povertà e dalla paura e chiedono pane e libertà.
La tendopoli non è la riposta al problema, è la risposta che vuole la Lega. La tendopoli è al Sud e vuole dimostrare all’elettorato del Nord che terroni e africani sono rimasti amalgamati nello stesso terreno. Stanno costruendo una risposta elettoralistica con un retrogusto un po’ xenofobo; noi davanti a questa fabbrica dell’emergenza continueremo a fare della solidarietà la nostra bandiera e la nostra battaglia.
DEMOCRAZIA, ISTITUZIONI, RIFORMA DELLA POLITICA
“Democrazia, Istituzioni, Riforma della Politica”
Forum di Sinistra Ecologia Libertà
Coordinano: Paola Balducci, Elettra Deiana, Dino Di Palma, Francesco Forgione, Carlo Leoni
Il Forum si occupa dei grandi temi di attualità relativi al titolo e promuove riflessioni e approfondimenti sulla materia. Giustizia, federalismo, rapporto tra i poteri dello Stato, nuova cittadinanza sono oggi in primo piano.
Dopo il convegno che si è tenuto a Roma il 18 Marzo “Processo breve, riforma della giustizia, Costituzione”, sono in cantiere, in vista delle prossime elezioni amministrative, iniziative in alcune grandi città sui problemi del rapporto tra politica e poteri mafiosi e dell’impatto di questo rapporto sulla vita e lo sviluppo delle città. E’ anche previsto per il mese di aprile un seminario nazionale sul federalismo nelle problematiche costituzionali che solleva e nei risvolti economico finanziari e amministrativi che potrà avere nonché nell’impatto nazionale che potrà produrre.
Piste di lavoro in prima approssimazione
Pensare la riforma della politica significa in primo luogo ripensare che cosa sia o possa essere di nuovo la politica dopo l’esaurirsi delle categorie – sovranità, Stato, popolo, nazione – su cui si è fondata nella modernità; e poi stabilire in che cosa consista oggi il nucleo essenziale di problemi che rendono necessario parlare di riforma della politica.
La questione prioritaria è la riapertura di uno spazio dell’azione politica. Gli ultimi anni, infatti, ci hanno consegnato una politica ormai sottratta ai cittadini, molto ridotta nella dimensione della sua operatività e soprattutto stravolta nella sua funzione di pubblica utilità per il governo del bene pubblico e del vivere associato.
E’ sostanzialmente inaridito il canale della partecipazione politica attraverso i partiti (problematiche relative all’art. 49 della Costituzione). e l’indebolimento del sindacato ha reso impraticabile anche quella funzione di intermediazione politica cui le associazioni sindacali avevano assolto per un lungo periodo della storia della Repubblica (problematiche intorno alla proposta di una legge di rappresentanza del mondo del lavoro).
L’ indebolimento delle organizzazioni sindacali, dei partiti politici, delle reti dell’associazionismo e il venir meno della fiducia nell’efficacia dell’azione collettiva, hanno lasciato le persone in una condizione di solitudine e hanno determinato, per rivendicare un diritto o per protestare contro un torto subito, un ricorso massiccio alla giurisdizione : l’impennata delle cause civili, ma anche penali e del lavoro, ne è una testimonianza. La mancanza in Italia di una cultura della mediazione e della risoluzione delle controversie fuori dal processo, ha fatto il resto: i Tribunali sono intasati, la prescrizione – de jure o de facto – diviene la norma.
In questo contesto il momento elettorale si è via via caricato di una valenza ultraplebiscitaria, superiore anche a quella comunemente ascritta alle consultazioni elettorali da una parte della dottrina (Gerhard Leibholz), mentre al Parlamento è sottratto il potere di discutere e decidere, a causa dell’abuso della decretazione d’urgenza e del ricorso smodato alla questione di fiducia (problematiche relative al sistema politico e alla legge elettorale). La conseguenza è che l’agire politico nella dimensione “alta” della politica è ormai riservato al solo livello dell’Esecutivo e solo ai suoi livelli più elevati, secondo una costruzione verticistica che ha pochi eguali nel mondo occidentale (problematiche relative alle proposte presidenzialiste o di rafforzamento del primato dell’esecutivo).
L’equilibrio tra i poteri dello Stato è saltato. L’insofferenza degli esecutivi verso le istituzioni e gli organi demandati al controllo di legalità è ormai una patologia del sistema italiano dominato dal berlusconismo.
Ma anche il dissennato approccio leghista alle problematiche del federalismo fiscale contribuisce a moltiplicare le spinte centrifughe e favorisce lo smottamento delle istituzioni democratiche. (problematiche relative alle legge 42 del 9 maggio 2009 sul Federalismo fiscale).
Occorre chiedersi e capire perché tutto questo sia avvenuto, quali siano le radici profonde di queste dinamiche involutive. Riformare la politica infatti non è un progetto volontaristico, riducibile a un esercizio di buoni propositi e di buone regole. Va fatto un radicale esercizio di analisi e interpretazione di ciò che è avvenuto e di come possiamo tentare nuove strade.
La metamorfosi della politica e lo snaturamento delle sue finalità chiamano in causa anche trasformazioni profonde di natura antropologico-culturale della società (problematiche relative al declino dell’uomo pubblico e al rafforzarsi delle logiche individualiste)
In particolare, nel periodo che abbiamo alle spalle, con l’accelerazione impressa alla vicenda politico-istituzionale dall’uscita di Fini dal Pdl e dalla formazione del Fli, la crisi di regime instaurata dal berlusconismo ha raggiunto il suo culmine in forme parossistiche, per poi rientrare velocemente dopo colpi di coda che sembravano definitivi e che si sono invece rivelati soltanto come i contraccolpi di un conflitto tra i poteri, devastante per le istituzioni ma salvifico per il premier.
Le problematiche a questo proposito sono molteplici e chiamano in causa in modo particolare la cosiddetta anomalia italiana, la realtà di un Paese privo di regole, consapevole di esserlo e legittimato in questa vocazione da quasi vent’anni di berlusconismo. Soltanto una simile anomalia spiega il fatto che un premier, dopo la valanga che lo ha colpito con le vicende del periodo compreso tra novembre 2010 e febbraio 2011 sia potuto restare in sella.
La crisi politica del nostro Paese presenta la peculiarità di essere la conseguenza dell’assalto portato alle istituzioni da un plutocrate avente quali scopi determinanti la difesa dei propri interessi ed in grado di costruire un consenso a cascata grazie al possesso di un impero mediatico senza precedenti nella storia delle democrazie occidentali (tematiche relative al rapporto media politica).
Ma la crisi italiana va oltre la dimensione politica, oltre gli aspetti pure importanti dell’indebolimento delle rappresentanze, dello smottamento degli assetti democratici e dello stesso declino della Costituzione.
L’Italia è ormai immersa da tempo in una crisi di legalità, come attestano gli osservatori nazionali e internazionali: dal lavoro nero all’evasione fiscale, dall’abusivismo edilizio ai trucchi e agli inganni nei concorsi e negli appalti.
L’incontrastato dilagare dell’illegalità fa il paio con l’assuefazione e l’accettazione sociale di comportamenti a vario titolo illeciti. E la crisi di legalità mette in luce l’intreccio ormai costitutivo – non solo contiguità o collusione - tra finanziarizzazione dell’economia e malaffare da mafie, una metastasi devastante che è arrivata in profondità nelle regioni del Nord, come ribadiscono anche esponenti dell’imprenditoria di là. ( tema: l’intreccio tra malavita organizzata e politica)
Le responsabilità del berlusconismo sono gigantesche, anche nell’avere accelerato e moltiplicato gli elementi di corruzione del Paese. Di questo aspetto è emblema il nesso sesso potere, vera e propria metafora della specifica forma assunta dal potere berlusconiano. Se, come dice Gustavo Zagrebelski, le notti di Arcore mettono in scena in miniatura, “esattamente ciò che avviene sul grande palcoscenico della politica nazionale”, la giostra sessuale intorno al sovrano, in quel nesso sesso/soldi/potere che la fonda e la performa, parla del Paese in ogni suo aspetto e risvolto, è il simbolo di un guasto profondo della nazione, che è penetrato come un virus nella fisiologia civile del Paese, nel funzionamento delle istituzioni nella trama relazionale tra le persone. E si è annidato in profondità nei meccanismi che regolano lo scambio tra chi può dare e chi può ottenere. Scambio che ormai avviene per lo più fuori da ogni legge, limite, decenza, perché il potere è guasto fino al midollo (tema del rapporto sesso/potere).
Se le cose stanno come abbiamo fin qui descritto, è del tutto evidente che la sinistra deve attestarsi a difesa dei principi e dell’ordinamento fondamentale della Costituzione del ’48. Ma è parimenti evidente che collocarci su una frontiera puramente difensiva non basta. Non si tratta, però, di partecipare al balletto stucchevole e politicista delle “riforme costituzionali”. Il referendum popolare di qualche anni fa ha detto una parola definitiva sui ricorrenti tentativi di stravolgere la nostra carta fondamentale. Si tratta piuttosto di progettare e sperimentare nuove idee e nuove pratiche di partecipazione alla decisione pubblica, che riempiano la cornice costituzionale di nuova linfa. Senza di questo rischieremmo di attestarci a difesa di un guscio ormai svuotato dall’offensiva della destra e dall’ignavia del centrosinistra.
Un aspetto essenziale del problema, lasciato per lo più in ombra o del tutto ignorato, è il tema dei soggetti della politica.
Soggetti “generali” come quelli della tradizione della sinistra, che hanno svolto un ruolo essenziale nella vicenda storica del Novecento: il movimento operaio, i sindacati, i partiti e oggi sembrano entrati in obsolescenza. Soggetti di movimento, soggetti dei cosiddetti nuovi diritti che compaiono e si ritirano come un fiume carsico ma cambiano anche la geografia del mondo, come succede sull’altra sponda del Mediterraneo. In Italia i migranti rendono urgente il tema della nuova cittadinanza.
Nota a cura del Forum “Democrazia, Istituzioni, Riforma della Politica
domenica 3 aprile 2011
IL CIRCOLO ALTA BRIANZA ALLA QUINTA MARCIA DELLA PACE DI LECCO
Una delegazione di Sinistra Ecologia Libertà alta Brianza ha partecipato alla quinta marcia della pace, organizzata dalla Tavola per la pace della provincia di Lecco.
20 km di percorso da Bevera di Castello Brianza fino a Lecco.
20 km di percorso da Bevera di Castello Brianza fino a Lecco.
ROMA CITTA' APERTA A BESANA BRIANZA
In occasione della Festa della Liberazione e in seguito al successo della proiezione del film "L'uomo che verrà" proposta l'anno scorso, "Insieme per Besana" organizza la proiezione cinematografica del film di R.Rossellini "Roma città aperta". La proiezione sarà preceduta da una breve presentazione e seguita da un dibattito in sala. Per info: Sergio Cazzaniga - 329.2108985 caserg@libero.it Ernesto Galbusera - 339.6230205 erny_56@yahoo.it Luca Radaelli - 339.3759696 luca.radaelli@inventati.or |
mercoledì 30 marzo 2011
2 APRILE CONTRO LA GUERRA A MILANO
APPELLO COORDINAMENTO 2 APRILE
Le persone, le organizzazioni e le associazioni che in questi giorni hanno sentito la necessità,
attraverso appelli, prese di posizioni e promozione di iniziative, di levare la propria voce
• CONTRO LA GUERRA E LA CULTURA DELLA GUERRA
• PER SOSTENERE LE RIVOLUZIONI E LE LOTTE PER LA LIBERTÀ E LA DEMOCRAZIA DEI POPOLI MEDITERRANEI E DEI PAESI ARABI
• PER L'ACCOGLIENZA E LA PROTEZIONE DEI PROFUGHI E DEI MIGRANTI
• CONTRO LE DITTATURE, I REGIMI, LE OCCUPAZIONI MILITARI, LE REPRESSIONI IN CORSO,
• PER IL DISARMO, UN'ECONOMIA ED UNA SOCIETÀ GIUSTA E SOSTENIBILE
CHIEDONO
LO STOP AI BOMBARDAMENTI E IL CESSATE IL FUOCO IN LIBIA
per fermare la guerra, la repressione
ed aprire la strada a una soluzione politica coerentemente democratica.
IL 2 APRILE 2011 SARÀ UNA GRANDE GIORNATA DI MOBILITAZIONE E PARTECIPAZIONE ATTIVA A ROMA
a MILANO in Piazza Fontana dalle 16.00 alle 19.00 con Parole Musica ed interventi contro la guerra
e IN TANTE PIAZZE D'ITALIA.
A partire da quella data ci impegniamo a dar vita ad un percorso diffuso sul territorio
di mobilitazioni, iniziative, informazione, assemblee, incontri e solidarietà con i movimenti dei paesi arabi.
Le persone, le organizzazioni e le associazioni che in questi giorni hanno sentito la necessità,
attraverso appelli, prese di posizioni e promozione di iniziative, di levare la propria voce
• CONTRO LA GUERRA E LA CULTURA DELLA GUERRA
• PER SOSTENERE LE RIVOLUZIONI E LE LOTTE PER LA LIBERTÀ E LA DEMOCRAZIA DEI POPOLI MEDITERRANEI E DEI PAESI ARABI
• PER L'ACCOGLIENZA E LA PROTEZIONE DEI PROFUGHI E DEI MIGRANTI
• CONTRO LE DITTATURE, I REGIMI, LE OCCUPAZIONI MILITARI, LE REPRESSIONI IN CORSO,
• PER IL DISARMO, UN'ECONOMIA ED UNA SOCIETÀ GIUSTA E SOSTENIBILE
CHIEDONO
LO STOP AI BOMBARDAMENTI E IL CESSATE IL FUOCO IN LIBIA
per fermare la guerra, la repressione
ed aprire la strada a una soluzione politica coerentemente democratica.
IL 2 APRILE 2011 SARÀ UNA GRANDE GIORNATA DI MOBILITAZIONE E PARTECIPAZIONE ATTIVA A ROMA
a MILANO in Piazza Fontana dalle 16.00 alle 19.00 con Parole Musica ed interventi contro la guerra
e IN TANTE PIAZZE D'ITALIA.
A partire da quella data ci impegniamo a dar vita ad un percorso diffuso sul territorio
di mobilitazioni, iniziative, informazione, assemblee, incontri e solidarietà con i movimenti dei paesi arabi.
martedì 29 marzo 2011
DIFFIDA CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA
Milano, 28 marzo 2011 - “Diffidiamo i Presidenti delle Province della Lombardia ad avviare la privatizzazione dell’acqua!”. E’ questa l’azione intrapresa in queste ore dal Coordinamento Regionale Lombardo Acqua Pubblica che, attraverso i Comitati territoriali, ha intimato alle Amministrazioni Provinciali della Lombardia di sospendere l’applicazione della legge regionale sui servizi idrici, almeno fino allo svolgimento dei Referendum nazionali contro la privatizzazione dell’acqua. Infatti la legge regionale, approvata lo scorso 22 dicembre dal Consiglio Regionale lombardo, prevede l’applicazione del decreto Ronchi (che obbliga i Comuni a mettere a gara la gestione dei servizi idrici e pertanto a privatizzarli), contro cui è stato indetto il Referendum abrogativo, che verrà votato in tutta Italia il 12 e 13 giugno (www.referendumacqua.it ). Quello che i Comitati acqua vogliono evitare è che in Lombardia (unica regione d’Italia ad aver approvato una legge che recepisce il decreto Ronchi!) si decida di svendere la gestione degli acquedotti pubblici, ancor prima che i cittadini si esprimano col voto dei Referendum.
I Comitati acqua diffidano inoltre i Presidenti delle Province ad avviare le procedure per la costituzione degli Uffici d’ambito, ovvero i nuovi organismi provinciali in materia di servizi idrici, formati solamente da un Consiglio di Amministrazione. Gli Uffici d’ambito sostituirebbero le esistenti Autorità d’ambito (A.ATO), formate invece dai sindaci di tutti i comuni del territorio provinciale. Il rischio, in questo caso, è che le competenze e le decisioni in materia di servizi idrici (investimenti da realizzare, tariffe, modalità di affidamento delle gestioni, ecc) vengano passate tout court dai sindaci alle province, espropriando di fatto i comuni dalla possibilità di decidere sui destini di un bene primario qual è l’acqua. La richiesta di soprassedere alla costituzione degli Uffici d’ambito discende anche dal D.P.C.M. (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri), pubblicato in data odierna, che proroga la soppressione delle A.ATO fino al 31 dicembre 2011.
Si ricorda inoltre che la norma regionale sull’acqua è stata stoppata anche dal Governo; infatti lo scorso 23 febbraio il Consiglio dei Ministri ha annunciato l’impugnazione per incostituzionalità di una parte della legge lombarda, che dovrà pertanto ritornare in Consiglio Regionale per essere modificata.
Alla luce di quanto sopra, i Comitati lombardi chiedono di congelare ogni decisione sui destini dell’acqua, almeno fino allo svolgimento dei Referendum.
La campagna referendaria è stata avviata sabato 26 marzo con la partecipatissima Manifestazione nazionale, che ha visto 300 mila persone sfilare per le vie di Roma a difesa dell’acqua pubblica. I Comitati per l’acqua invitano pertanto tutti i cittadini ad andare a votare il 12 e 13 giugno per i 2 Referendum sull’acqua, allo scopo di sottrarre i servizi idrici dalle mani del mercato e della speculazione finanziaria.
Coordinamento Regionale Lombardo Acqua Pubblica
LA 'NDRANGHETA SI RIUNISCE DENTRO GLI OSPEDALI
La ‘ndrangheta si riunisce dentro gli ospedali, Pdl e Lega rinviano mozione sulla revoca di Pezzano
Mentre il giudice Gennari, nell'ordinanza di custodia cautelare relativa ai 35 arresti di ieri, rileva come l'ospedale Galeazzi "sia ridotto a luogo di incontro riservato al servizio della ‘ndrangheta" e come "la conclamata penetrazione della sanità lombarda accada nella sostanziale indifferenza dei vertici amministrativi e politici", puntualmente Pdl e Lega in Consiglio regionale hanno deciso di rinviare la prevista discussione sulla mozione presentata dalle opposizioni con la richiesta di revoca per Pietrogino Pezzano dalla guida dell'Asl Milano 1.
A luglio, gli inquirenti definirono di "reciproca disponibilità" le relazioni intrattenute con la locale di Desio dall'allora direttore dell'Asl di Monza e Brianza, addirittura promosso dal centrodestra nell'ultima tornata di nomine ai vertici sanitari.
Pensiamo che, indipendentemente e ben prima degli accertamenti giudiziari da parte della magistratura, che dovranno naturalmente fare il proprio corso, la politica non possa sottrarsi al compito di esprimere giudizi di opportunità e valore.
Non è accettabile che, nemmeno di fronte a un'operazione che squarcia ulteriormente il velo sulla pervasività della presenza mafiosa a Milano e in Lombardia, con infiltrazioni così pesanti nella sfera dell'amministrazione pubblica, i vertici politici ai vari livelli non assumano alcuna iniziativa concreta.
Formigoni dichiara che "Regione Lombardia combatte da tempo le organizzazioni criminali, applicando a se stessa e a quelli con cui è in rapporto tutte le leggi". Ma con quale coraggio lo sostiene, se il Consiglio neanche affronta le questioni riguardanti figure di nomina regionale o addirittura suoi esponenti?
La mafia non si combatte con le parole. E' ora che Pdl e Lega si assumano tutte le proprie responsabilità politiche. E per l'ennesima volta hanno perso un'occasione per farlo.
A luglio, gli inquirenti definirono di "reciproca disponibilità" le relazioni intrattenute con la locale di Desio dall'allora direttore dell'Asl di Monza e Brianza, addirittura promosso dal centrodestra nell'ultima tornata di nomine ai vertici sanitari.
Pensiamo che, indipendentemente e ben prima degli accertamenti giudiziari da parte della magistratura, che dovranno naturalmente fare il proprio corso, la politica non possa sottrarsi al compito di esprimere giudizi di opportunità e valore.
Non è accettabile che, nemmeno di fronte a un'operazione che squarcia ulteriormente il velo sulla pervasività della presenza mafiosa a Milano e in Lombardia, con infiltrazioni così pesanti nella sfera dell'amministrazione pubblica, i vertici politici ai vari livelli non assumano alcuna iniziativa concreta.
Formigoni dichiara che "Regione Lombardia combatte da tempo le organizzazioni criminali, applicando a se stessa e a quelli con cui è in rapporto tutte le leggi". Ma con quale coraggio lo sostiene, se il Consiglio neanche affronta le questioni riguardanti figure di nomina regionale o addirittura suoi esponenti?
La mafia non si combatte con le parole. E' ora che Pdl e Lega si assumano tutte le proprie responsabilità politiche. E per l'ennesima volta hanno perso un'occasione per farlo.
NO ALLA MORATORIA SUL PIANO NUCLEARE
La decisione del governo di attuare una moratoria sul piano nucleare in Italia, assunta stamani in Consiglio dei Ministri, conferma da una parte le ragioni del movimento antinucleare e le preoccupazioni dell’opinione pubblica, dall’altra si configura come un maldestro tentativo di rendere ininfluente o peggio annullare il referendum di giugno e il voto popolare su una materia così rilevante.
Il referendum contro il nucleare si deve comunque svolgere perche il piano nucleare va definitivamente cancellato come condizione per rilanciare una politica energetica responsabile fondate sulle energie rinnovabili, il risparmio e l’efficienza energetica.
Per queste ragione Sel è impegnata insieme al Movimento per l’acqua bene comune.
Nichi
2 APRILE PER DIRE NO ALLA GUERRA
Ancora una volta i governanti hanno scelto la guerra. Gheddafi ha scelto la guerra contro i propri cittadini e i migranti che attraversano la Libia. E il nostro Paese ha scelto la guerra “contro Gheddafi”: ci viene presentata, ancora una volta, come umanitaria, inevitabile, necessaria.
Nessuna guerra può essere umanitaria. La guerra è sempre stata distruzione di pezzi di umanità, uccisione di nostri simili. Ogni “guerra umanitaria” è in realtà un crimine contro l’umanità.
Se si vuole difendere i diritti umani, l’unica strada per farlo è che tutte le parti si impegnino a cessare il fuoco, a fermare la guerra, la violenza, la repressione.
Nessuna guerra è inevitabile. Le guerre appaiono a un certo punto inevitabili solo quando non si è fatto nulla per prevenirle. Appaiono inevitabili a chi per anni ha ignorato le violazioni dei diritti, a chi si è arricchito sul traffico di armi, a chi ha negato la dignità dei popoli e la giustizia sociale. Appaiono inevitabili a chi le guerre le ha preparate.
Nessuna guerra è necessaria. La guerra è sempre una scelta, non una necessità. E’ la scelta assurda di uccidere, che esalta la violenza, la diffonde, la amplifica, che genera “cultura di guerra”.
“Questa é dunque la domanda che vi poniamo, chiara, terribile, alla quale non ci si può sottrarre: dobbiamo porre fine alla razza umana o deve l’umanità rinunciare alla guerra?”
Dal Manifesto di Russell-Einstein, 1955
Perché l’utopia diventi progetto, dobbiamo innanzitutto imparare a pensare escludendo la guerra dal nostro orizzonte culturale e politico. Insieme a tutti i cittadini vittime della guerra, della violenza, della repressione, che lottano per i diritti e la democrazia.
“La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire.”
Albert Einstein
Primi firmatari:
Gino Strada, Carlo Rubbia, Luigi Ciotti, Renzo Piano, Maurizio Landini, Massimiliano Fuksas, Luisa Morgantini.LA GUERRA E' LA RISPOSTA PIU' SBAGLIATA
La guerra contro la Libia è la risposta più sbagliata e pericolosa alla domanda di democrazia che si è affermata in tutto il Mediterraneo nel corso degli ultimi mesi. Chiediamo un immediato cessate il fuoco per consentire l’avvio di un negoziato tra le parti che abbia come interesse superiore quello della protezione delle popolazioni civili, con l’obiettivo di mantenere l’integrita’ e l’autonomia di quel Paese sotto un nuovo governo democratico. Chiediamo che si apra subito un corridoio umanitario per consentire ai profughi di salvarsi dalla guerra e l’immediata predisposizione degli strumenti piu’ adeguati per garantire ad essi un’accoglienza su tutto il territorio europeo
A meno di ventiquattro ore dall’avvio dei bombardamenti da parte della Coalizione dei volenterosi appare evidente che lo scenario più probabile è quello di una vera e propria escalation militare, che potrebbe portare ad esiti che vanno ben oltre la stessa risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ivi compresa l’invasione militare terrestre delle forze della coalizione.
Il presidente Sarkozy ha ribadito, fin dall’avvio dei bombardamenti francesi, che l’obiettivo da perseguire è quello di “andare fino in fondo”, prefigurando uno scenario di guerra che è ben distante dalle iniziali dichiarazioni di protezione delle parti che avevano partecipato alla ribellione contro il regime totalitario del colonnello Gheddafi. Per questo, fin da subito, come Sinistra Ecologia Libertà, avevamo espresso la netta contrarieta’ per la parte della risoluzione 1973 che consentiva l’uso dell’offensiva militare ad una coalizione di cui, oggi, l’Italia fa pienamente parte. Questa risoluzione è tardiva, a fronte di una situazione sul campo libico che necessitava un celere intervento politico e diplomatico a favore degli insorti quando questi ultimi avevano il pieno controllo di una parte importante del Paese e prima che Gheddafi potesse riorganizzare le sue forze e procedere alla riconquista delle zone liberate dal suo regime. Le settimane che sono trascorse hanno evidenziato la debolezza dell’intervento politico della comunità internazionale, che non è riuscita neppure ad imporre le sanzioni economiche e commerciali che avrebbero davvero indebolito il regime di Gheddafi, dal congelamento dei conti e delle partecipazioni azionarie legate al rais fino all’indispensabile e totale embargo del commercio delle armi.
Siamo convinti che il principio della non interferenza negli affari dei singoli stati sia un delitto contro un principio più grande ed importante, quello del rispetto dei diritti umani. Siamo altresì convinti che ogni qual volta la parola “umanitario” si sia accostata alla guerra si siano prodotte violazioni e violenze ancora più gravi. La realpolitik seleziona i diritti umani a seconda degli obiettivi strategici. Accade così che in Yemen si spari sulla folla che protesta, provocando decine di vittime, che in Bahrein ci sia l’intervento repressivo dell’Arabia Saudita, per non parlare di quanto accade da anni in Somalia o, più recentemente, in Costa d’Avorio, senza che vi sia una reazione degna da parte della comunità internazionale a garanzia del principio, evidentemente per essa NON universale, della tutela dei diritti umani.
Consideriamo il colonnello Gheddafi uno dei peggiori dittatori del pianeta. Senza esitazioni, mentre gran parte dei paesi occidentali lo riveriva, ne abbiamo denunciato le nefandezze. Mentre il presidente del Consiglio Berlusconi si affannava nel baciamano al tiranno, grato per i suoi servigi economici ed ancor di piu’ per la ferocia con la quale la Libia controllava il flusso dei migranti dall’Africa, noi eravamo dalla parte di chi chiedeva la revoca del trattato con la Libia e l’immediata messa in opera di misure che proteggessero le vite dei migranti detenuti nel deserto libico.
Siamo stati fin dall’inizio e senza esitazioni dalla parte delle popolazioni che, sollevandosi, hanno rovesciato i regimi autocratici della Tunisia e dell’Egitto, cosi’ come abbiamo sostenuto e sosterremo le mobilitazioni per la liberta’ e la democrazia in Marocco, Algeria, Yemen, Bahrein e Albania. Lo abbiamo fatto con convinzione, sicuri che il complice silenzio di Paesi oggi in prima fila nella guerra, come la Francia e l’Italia, fosse motivato da opportunismo balbettante oltre che dalla reale incomprensione di cio’ che in quei Paesi stesse accadendo, a partire dalla scomparsa dell’orizzonte fondamentalista nella narrazione di quelle società. E’ evidente, infatti, che gli unici soggetti che avessero rapporti con quelle realta’ fossero le forze della societa’ civile internazionale, nelle quali pienamente ci riconosciamo, e non certo le diplomazie a lungo complici dei regimi.
Per noi il no alla guerra e l’inimicizia e l’avversione nei confronti di Gheddafi hanno ugual rilievo. Dobbiamo uscire dal vicolo cieco tra inerzia e guerra per generalizzare il tema dei diritti umani e della democrazia.
Per questo chiediamo che il nostro Paese non partecipi, in ottemperanza all’articolo 11 della Costituzione e anche in ragione del passato colonialista dell’Italia, alla guerra promossa dalla cosiddetta Coalizione dei volenterosi e che, al contrario, l’Italia si faccia promotrice di una iniziativa politica per determinare il cessate il fuoco e l’apertura del tavolo negoziale, oltre a richiedere l’applicazione delle parti della risoluzione 1973 che consentirebbero di promuovere un’ intervento positivo per il cambio del regime e la protezione dei civili. Per ottenere questo risultato è fondamentale il coinvolgimento dell’Unione Africana e della stessa Lega Araba, che stanno prendendo pesantemente le distanze dall’intervento militare. Gli stessi Paesi che si sono astenuti sulla risoluzione 1973, a partire dalla Cina passando per la Germania, il Brasile e la Russia, stanno indicando nell’intervento militare una forzatura della stessa risoluzione. Insistiamo nel credere che sia il tempo del cessate il fuoco per consentire a forze di interposizione sotto chiaro mandato dell’Onu, di Paesi che non abbiano partecipato all’attacco di queste ore e che non abbiano interessi economici diretti nell’area, di garantire la transizione alla democrazia e la protezione dei civili.
Siamo molto preoccupati per ciò che l’intervento militare può voler dire per le stesse domande di democrazia espresse in quell’area, pregiudicando la direzione progressista delle rivoluzioni arabe: dal silenzio dei governi occidentali alla guerra come unico strumento di relazione internazionale, siamo di fronte al peggior volto dell’occidente.
Riteniamo che ci debba essere un ruolo completamente diverso dell’Europa. L’iniziativa francese e l’inerzia tedesca rappresentano l’evidente assenza di una politica comune. Le pericolose dichiarazioni di irresponsabilità dei governi europei, in cui l’Italia tristemente primeggia, nei confronti dei profughi ne evidenzia la regressione culturale e civile. Essere una superpotenza affacciata su un mare in ebollizione comporta tutt’altre responsabilita’. Si adotti, quindi, una vera politica euro-mediterranea, che impedisca alla guerra di essere la “continuazione dell’inesistenza della politica”. Si affronti l’emergenza profughi sospendendo il Frontex e determinando una nuova politica di accoglienza ed integrazione di uomini e donne i cui diritti umani non possono essere difesi con le bombe nei Paesi di provenienza, per poi essere calpestati appena mettano piede sul suolo europeo. Non si dimentichi mai che la piu’ grande violazione dei diritti umani Gheddafi l’ha messa in opera proprio sui migranti, su mandato delle potenze europee, e che di queste violazioni in primo luogo dovrà rispondere al Tribunale penale internazionale. Una politica euromediterranea che sappia tutelare davvero i diritti e la sicurezza delle popolazioni, a partire dal riconoscimento dei diritti e della sicurezza reciproca di Israele e Palestina.
Siamo convinti che questo sia il momento di coinvolgere l’opinione pubblica in una generale mobilitazione per i diritti umani, la democrazia e la pace. Proprio per questo chiediamo di non militarizzare innanzitutto i pensieri, di non abbandonare mai lo spirito critico e la cognizione delle conseguenze che gli atti di queste ore possono determinare. La costruzione della pace è l’unica alternativa e non possiamo scoraggiarci dicendo che il suo raggiungimento sia pieno di ostacoli. Costruire la pace significa dire la verità, emanciparsi da ogni logica di campo, essere contro i dittatori senza esitazioni e stare sempre dalla parte delle popolazioni che subiscono le violenze delle guerre.
Sinistra Ecologia Libertà
A meno di ventiquattro ore dall’avvio dei bombardamenti da parte della Coalizione dei volenterosi appare evidente che lo scenario più probabile è quello di una vera e propria escalation militare, che potrebbe portare ad esiti che vanno ben oltre la stessa risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ivi compresa l’invasione militare terrestre delle forze della coalizione.
Il presidente Sarkozy ha ribadito, fin dall’avvio dei bombardamenti francesi, che l’obiettivo da perseguire è quello di “andare fino in fondo”, prefigurando uno scenario di guerra che è ben distante dalle iniziali dichiarazioni di protezione delle parti che avevano partecipato alla ribellione contro il regime totalitario del colonnello Gheddafi. Per questo, fin da subito, come Sinistra Ecologia Libertà, avevamo espresso la netta contrarieta’ per la parte della risoluzione 1973 che consentiva l’uso dell’offensiva militare ad una coalizione di cui, oggi, l’Italia fa pienamente parte. Questa risoluzione è tardiva, a fronte di una situazione sul campo libico che necessitava un celere intervento politico e diplomatico a favore degli insorti quando questi ultimi avevano il pieno controllo di una parte importante del Paese e prima che Gheddafi potesse riorganizzare le sue forze e procedere alla riconquista delle zone liberate dal suo regime. Le settimane che sono trascorse hanno evidenziato la debolezza dell’intervento politico della comunità internazionale, che non è riuscita neppure ad imporre le sanzioni economiche e commerciali che avrebbero davvero indebolito il regime di Gheddafi, dal congelamento dei conti e delle partecipazioni azionarie legate al rais fino all’indispensabile e totale embargo del commercio delle armi.
Siamo convinti che il principio della non interferenza negli affari dei singoli stati sia un delitto contro un principio più grande ed importante, quello del rispetto dei diritti umani. Siamo altresì convinti che ogni qual volta la parola “umanitario” si sia accostata alla guerra si siano prodotte violazioni e violenze ancora più gravi. La realpolitik seleziona i diritti umani a seconda degli obiettivi strategici. Accade così che in Yemen si spari sulla folla che protesta, provocando decine di vittime, che in Bahrein ci sia l’intervento repressivo dell’Arabia Saudita, per non parlare di quanto accade da anni in Somalia o, più recentemente, in Costa d’Avorio, senza che vi sia una reazione degna da parte della comunità internazionale a garanzia del principio, evidentemente per essa NON universale, della tutela dei diritti umani.
Consideriamo il colonnello Gheddafi uno dei peggiori dittatori del pianeta. Senza esitazioni, mentre gran parte dei paesi occidentali lo riveriva, ne abbiamo denunciato le nefandezze. Mentre il presidente del Consiglio Berlusconi si affannava nel baciamano al tiranno, grato per i suoi servigi economici ed ancor di piu’ per la ferocia con la quale la Libia controllava il flusso dei migranti dall’Africa, noi eravamo dalla parte di chi chiedeva la revoca del trattato con la Libia e l’immediata messa in opera di misure che proteggessero le vite dei migranti detenuti nel deserto libico.
Siamo stati fin dall’inizio e senza esitazioni dalla parte delle popolazioni che, sollevandosi, hanno rovesciato i regimi autocratici della Tunisia e dell’Egitto, cosi’ come abbiamo sostenuto e sosterremo le mobilitazioni per la liberta’ e la democrazia in Marocco, Algeria, Yemen, Bahrein e Albania. Lo abbiamo fatto con convinzione, sicuri che il complice silenzio di Paesi oggi in prima fila nella guerra, come la Francia e l’Italia, fosse motivato da opportunismo balbettante oltre che dalla reale incomprensione di cio’ che in quei Paesi stesse accadendo, a partire dalla scomparsa dell’orizzonte fondamentalista nella narrazione di quelle società. E’ evidente, infatti, che gli unici soggetti che avessero rapporti con quelle realta’ fossero le forze della societa’ civile internazionale, nelle quali pienamente ci riconosciamo, e non certo le diplomazie a lungo complici dei regimi.
Per noi il no alla guerra e l’inimicizia e l’avversione nei confronti di Gheddafi hanno ugual rilievo. Dobbiamo uscire dal vicolo cieco tra inerzia e guerra per generalizzare il tema dei diritti umani e della democrazia.
Per questo chiediamo che il nostro Paese non partecipi, in ottemperanza all’articolo 11 della Costituzione e anche in ragione del passato colonialista dell’Italia, alla guerra promossa dalla cosiddetta Coalizione dei volenterosi e che, al contrario, l’Italia si faccia promotrice di una iniziativa politica per determinare il cessate il fuoco e l’apertura del tavolo negoziale, oltre a richiedere l’applicazione delle parti della risoluzione 1973 che consentirebbero di promuovere un’ intervento positivo per il cambio del regime e la protezione dei civili. Per ottenere questo risultato è fondamentale il coinvolgimento dell’Unione Africana e della stessa Lega Araba, che stanno prendendo pesantemente le distanze dall’intervento militare. Gli stessi Paesi che si sono astenuti sulla risoluzione 1973, a partire dalla Cina passando per la Germania, il Brasile e la Russia, stanno indicando nell’intervento militare una forzatura della stessa risoluzione. Insistiamo nel credere che sia il tempo del cessate il fuoco per consentire a forze di interposizione sotto chiaro mandato dell’Onu, di Paesi che non abbiano partecipato all’attacco di queste ore e che non abbiano interessi economici diretti nell’area, di garantire la transizione alla democrazia e la protezione dei civili.
Siamo molto preoccupati per ciò che l’intervento militare può voler dire per le stesse domande di democrazia espresse in quell’area, pregiudicando la direzione progressista delle rivoluzioni arabe: dal silenzio dei governi occidentali alla guerra come unico strumento di relazione internazionale, siamo di fronte al peggior volto dell’occidente.
Riteniamo che ci debba essere un ruolo completamente diverso dell’Europa. L’iniziativa francese e l’inerzia tedesca rappresentano l’evidente assenza di una politica comune. Le pericolose dichiarazioni di irresponsabilità dei governi europei, in cui l’Italia tristemente primeggia, nei confronti dei profughi ne evidenzia la regressione culturale e civile. Essere una superpotenza affacciata su un mare in ebollizione comporta tutt’altre responsabilita’. Si adotti, quindi, una vera politica euro-mediterranea, che impedisca alla guerra di essere la “continuazione dell’inesistenza della politica”. Si affronti l’emergenza profughi sospendendo il Frontex e determinando una nuova politica di accoglienza ed integrazione di uomini e donne i cui diritti umani non possono essere difesi con le bombe nei Paesi di provenienza, per poi essere calpestati appena mettano piede sul suolo europeo. Non si dimentichi mai che la piu’ grande violazione dei diritti umani Gheddafi l’ha messa in opera proprio sui migranti, su mandato delle potenze europee, e che di queste violazioni in primo luogo dovrà rispondere al Tribunale penale internazionale. Una politica euromediterranea che sappia tutelare davvero i diritti e la sicurezza delle popolazioni, a partire dal riconoscimento dei diritti e della sicurezza reciproca di Israele e Palestina.
Siamo convinti che questo sia il momento di coinvolgere l’opinione pubblica in una generale mobilitazione per i diritti umani, la democrazia e la pace. Proprio per questo chiediamo di non militarizzare innanzitutto i pensieri, di non abbandonare mai lo spirito critico e la cognizione delle conseguenze che gli atti di queste ore possono determinare. La costruzione della pace è l’unica alternativa e non possiamo scoraggiarci dicendo che il suo raggiungimento sia pieno di ostacoli. Costruire la pace significa dire la verità, emanciparsi da ogni logica di campo, essere contro i dittatori senza esitazioni e stare sempre dalla parte delle popolazioni che subiscono le violenze delle guerre.
Sinistra Ecologia Libertà
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